"Ringrazio la delegazione del MoVimento 5 Stelle che questa sera ha partecipato al vertice a Palazzo Chigi sul #RecoveryPlan, i nostri ministri e il Presidente Giuseppe Conte per l'ottimo lavoro che stanno facendo, con spirito costruttivo e di collaborazione.Prima che il Recovery giunga in Parlamento, in questi giorni siamo al lavoro per definirne gli ultimi dettagli. Si tratta di uno strumento fondamentale per il sostegno e il rilancio del nostro Paese, e dobbiamo impiegarlo al massimo delle sue potenzialità. Le risorse che porta con sé non rappresentano soltanto una boccata d'ossigeno per la nostra economia, tanto violentemente colpita dalla pandemia, ma possono anche aiutarci a condurre l'Italia verso un futuro davvero sostenibile e a creare nuove opportunità per le prossime generazioni.Se oggi la nostra comunità può contare su 209 miliardi di euro da investire nella propria ripresa e nel proprio sviluppo, lo deve anzitutto al grande lavoro che il Presidente del Consiglio ha svolto in Europa. La sua credibilità, e quella di un Governo coeso e determinato, hanno consentito al nostro Paese di presentarsi al cospetto degli altri Paesi con una posizione chiara e forte, che abbiamo difeso con tenacia fino a raggiungere questo importante risultato.Eppure, mentre in questi giorni discutiamo di un tema cruciale come il Recovery Plan, compiendo proprio su questo fronte significativi passi in avanti (politiche attive del lavoro, proroga del superbonus 110% al 2023, piano nazionale di transizione 4.0), ci ritroviamo purtroppo a dover prendere atto di atteggiamenti incomprensibili e irresponsabili da parte di quanti mettono a rischio il buon lavoro fatto fin qui. Un lavoro che continueremo a portare avanti, senza sosta, nell'esclusivo interesse dei cittadini".

Così il capo politico del M5S,. Vito Claudio Crimi,  ha riassunto le tensioni, se non la quasi rottura nel Governo, dopo quanto accaduto venerdì sera nell'ultima riunione di maggioranza in cui si doveva trovare un accordo o quasi sui contenuti e sulle ripartizioni di spesa del Recovery Plan. 

È inutile dire che "quanti mettono a rischio il buon lavoro fatto fin qui" dal Governo abbiano una collocazione ben precisa: sono i renziani di Italia Viva.

Il leader del suo stesso partito, Matteo Renzi, per ragioni che vanno al di là dei contenuti del piano da presentare all'Europa e che probabilmente si possono spiegare soprattutto con motivazioni di opportunismo politico e odio personale nei confronti di Conte, nella riunione di ieri ha imposto ai suoi rappresentanti di non essere d'accordo su nulla di ciò che Conte ha proposto e dove non fossero in grado di porre obiezioni allora hanno preteso che si aggiungessero nuovi ed ulteriori obiettivi a quelli elencati.

Come chiunque può immaginare, se uno non è d'accordo con i propri alleati e vuole lavorare con loro in maniera costruttiva ad un piano migliore, di sicuro non fa nulla di ciò che Renzi e i suoi "sottoposti" (visto che scimmiottano tutto ciò che il loro capo dice e decide di fare) stanno facendo da settimane.

Così, nella riunione di ieri, riportano le cronache, si è sfiorata la rottura e tutto è stato rimandato alla prossima settimana, anche se non è chiaro se il nuovo rinvio possa essere utile per arrivare ad un accordo. Sinceramente pare difficile crederlo, visto che il proprietario di Italia Viva continua con la sua propaganda...

Ciò che però rende Renzi poco o per nulla credibile è il fatto che da mesi, come dice lui, ha preteso di far credere che delle "bozze" fossero il piano definitivo "imposto" da Conte. Quando un politico dice di pensare agli interessi del Paese, per essere credibile dovrebbe esserlo sempre, a partire da come ricostruisce la realtà dei fatti. Ma Renzi non sembra averlo ancora compreso, probabilmente anche grazie all'aiuto di certa stampa suggerito ai propri giornalisti da certi editori. Invece sembrano averlo compreso gli italiani, anche se non del tutto, assegnando al magniloquente Renzi solo un misero 3% di consenso... quando gli va bene.

Ed è proprio a causa di quella percentuale che in molti si chiedono fino a che punto Renzi voglia tirare la corda.