Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ieri all'apertura della sessione 2023 dei lavori della Commissione delle Nazioni Unite per l'esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese, ha chiesto la fine immediata degli insediamenti israeliani nei Territori Occupati essendo un ostacolo sulla via della pace.
"In tutta la Cisgiordania occupata e a Gaza, la mancanza di prospettive per il futuro si sta diffondendo, alimentando tra lam popolazine rabbia e disperazione. Ogni nuovo insediamento è un altro ostacolo sulla via della pace".
In riferimento alle "notizie preoccupanti" di mercoledì secondo cui le forze di occupazione israeliane hanno ucciso 11 palestinesi, ferendone più di 100 in un raid su Nablus, Guterres ha detto: "Cicli mortali di violenza continuano ad aumentare. La tensione è alle stelle. E il processo di pace rimane in stallo"."Lo status di Gerusalemme non può essere alterato da azioni unilaterali", ha affermato."Il carattere demografico e storico di Gerusalemme deve essere preservato – e lo status quo nei Luoghi Santi deve essere sostenuto, in linea con il ruolo speciale del Regno Hascemita di Giordania", ha aggiunto.
Il capo delle Nazioni Unite ha dichiarato che "l'obiettivo finale è porre fine all'occupazione e realizzare una soluzione a due Stati":
"Ciò che serve è la volontà politica e il coraggio di fare scelte difficili per la pace", ha detto il capo delle Nazioni Unite."Una pace che ponga fine all'occupazione e assicuri che due stati - Israele e uno stato palestinese indipendente, vitale e sovrano - vivano fianco a fianco all'interno di confini sicuri e riconosciuti, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli stati", ha detto Guterres. "Una pace in cui sia i palestinesi che gli israeliani godano di uguali misure di democrazia, opportunità e dignità".
La Commissione delle Nazioni Unite per l'esercizio dei diritti inalienabili del popolo palestinese, creata nel 1975, si è riunita presso la sede dell'Onu a New York con l'ambasciatore Cheikh Niang, che la presiede, che ha pronunciato una dichiarazione di apertura dei lavori, in cui ha ricordato che questo febbraio, la Commissione concluderà il suo studio giuridico indipendente su "La legalità dell'occupazione israeliana dei Territori Occupati, compresa Gerusalemme est", commissionato nel 2021.
Lo studio deve valutare la legalità dell'occupazione israeliana, insediamenti compresi, su Cisgiordania, Gerusalemme est e Striscia di Gaza ai sensi del diritto internazionale e le conseguenti implicazioni, in modo anche da rispondere alla richiesta della Corte internazionale di giustizia (ICJ) di un parere consultivo in merito.
La Commissione ha inoltre invitato l'Onu a commemorare il 75° anniversario della Nakba con un evento ufficiale e di alto profilo per il prossimo il 15 maggio 2023.
E anche come reazione al prossimo pronunciamento della Commissione, Israele sta inasprendo la sua politica di oppressione nei confronti dei palestinesi, come dimostra l'ultimo raid messo in atto un paio di giorni fa a Nablus, dove sono stati uccisi 11 palestinesi, tra cui un 16enne, mentre i feriti sono un centinaio. Si tratta dell'incursione più grave messa in atto in Cisgiordania almeno dal 2005, insieme a quella del 26 gennaio a Jenin, durante la quale i palestinesi uccisi in quell'occasione dall'Idf sono stati 10.
In risposta all'ennesimo massacro messo in atto in Israele, Hamas ha lanciato alcuni razzi su Ashkelon e Sderot, con l'aviazione di Tel Aviv che ha poi bombardato Gaza.
In precedenza, le illegalità da parte di Israele venivano mascherate anche con la scusa che lo Stato ebraico fosse l'unica nazione ad avere nell'area un governo democratico, che riscuoteva consensi bipartisan dai pochissimo attenti Stati occidentali.
Adesso che una fetta consistente dell'opinione pubblica israeliana definisce l'ultimo governo Netanyahu con attributi che oscillano tra il fascista e il dittatoriale, sarà interessante capire, stavolta, quali potranno essere gli appigli dell'occidente per giustificare l'indegna politica di apartheid messa in atto da decenni da parte di Israele nei confronti del popolo palestinese.