Si è svolta l'antivigilia della "Grande Partenza" del Giro d’Italia la cerimonia in cui il presidente dello Yad Vashem, Avner Shalev, ha consegnato alla nipote Gioia il certificato che nomina, alla memoria, Gino Bartali cittadino onorario di Israele.

Di per sé una follia, visto che il diretto interessato è ormai passato a miglior vita da anni e non può aver espresso in merito alcun parere sull'opportunità o meno di diventare cittadino israeliano, considerando che oggi i nipoti degli ebrei di ieri stanno negando diritti e libertà al popolo palestinese, proprio come accadeva in Germania e in Austria con l'avvento di Hitler e nell'Italia di Mussolini con le leggi razziali.

Ma tutti fanno finta di non accorgersene, come se quanto sta accadendo oggi dovesse essere una sorta di compensazione della shoah! Addirittura, già scriverlo è persino rischioso!

E tra coloro che non si accorgono di quello che accade in Israele non poteva mancare uno come Matteo Renzi, da sempre entusiastico sostenitore dello Stato ebraico: "Che bello vedere il Giro d’Italia partire nel nome di Gino Bartali - scrive l'ex segretario del PD. - Non solo gigante del ciclismo mondiale, ma anche straordinario uomo che ha salvato decine di ebrei. Bartali per noi è un simbolo. Anche se si lamentava sempre “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”, metteva il cuore in tutto e non si arrendeva mai. Ed è stato un campione nella vita, non solo nello sport. Quel meraviglioso spettacolo che è il ciclismo parte omaggiando un grandissimo uomo. Bello. Perché questo è un dono unico che lo sport possiede: tenere insieme il divertimento con i valori più nobili. Buon Giro a tutti."

Ma è sicuro che quel Giro che celebra Israele e la sua politica di apartheid sia per tutti buono? E' sicuro, Matteo Renzi, che sia "buono" per chi abita a Gerusalemme Est? O per chi abita in Cisgiordania? O per chi abita nella Striscia di Gaza?

O che sia buono per Alaa al-Dali, corridore palestinese di 21 anni che non potrà più correre in bicicletta perché gli è stata amputata una gamba, dopo essere stato ferito da un cecchino israeliano il 30 marzo scorso nella prima delle manifestazioni del venerdì legate alla Marcia del Ritorno.

Alaa al-Dali ha detto che "è davvero triste sapere che le persone si godranno il mio sport preferito in un paese il cui esercito ha distrutto il mio sogno. Sono scioccato e disgustato da questa notizia."

Invece, Matteo Renzi e tutti quelli come lui non sono né scioccati, né disgustati... perché fanno finta di nulla e parlano di divertimento e nobili valori!