Il Ministero della Difesa russo, sabato, ha dichiarato che la sua difesa aerea la scorsa notte ha distrutto 32 droni lanciati dall'Ucraina. Secondo Mosca, 26 droni sono stati abbattuti nell'oblast di Kursk, mentre altri 6 nell'oblast di Yaroslavl, un centinaio di chilometri a nord-est della capitale, che, secondo quanto dichiarato dal governatore locale, avevano come obiettivo una non meglio precisata tra le attività commerciali della provincia.

Prosegue, pertanto, la controffensiva di Kiev sul suolo russo nel nord-est, per cercare di allentare la pressione sulla linea del fronte nel Donetsk, dove i russi avanzano. La strategia ucraina è riassumibile in questi termini. Invece di impegnare mezzi e uomini nel Donetsk per impedire la caduta di Pokrovsk, l'esercito ucraino ha invaso la Russia avanzando nel non lontano oblast di Kursk, nella speranza che Mosca trasferisca in patria parte delle truppe del Donetsk, il che consentirebbe a Kiev di arginarne i progressi sul terreno. Per ora, però, non ha ritenuto di doverlo fare e così non vi è alcuna novità rispetto agli ultimi giorni... ad eccezione di quanto sostenuto questa mattina dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko:

"Durante la notte e fino alle prime ore del mattino si è cercato di capire cosa sia stato eliminato. Sospettiamo si trattasse di droni da attacco ucraini che avevano violato lo spazio aereo bielorusso", ha detto Lukashenko all'agenzia di stampa BelTA.

Lukashenko ha affermato che l'aeronautica militare e le forze di difesa aerea bielorusse sono state poste in stato di massima allerta e sono state fatte intervenire nel distretto di Kastsyukovichy.

A seguito di ciò, riporta la BelTA , il ministro della Difesa bielorusso Viktor Khrenin, ha detto che il comandante in capo delle Forze Armate [Lukashenko, ndr] ha dato istruzioni di rafforzare il raggruppamento delle forze militari schierate nelle aree tattiche di Gomel e Mozyr, dove convergeranno le forze per le operazioni speciali, le forze di terra e le unità missilistiche, in particolare i sistemi missilistici multilancio Polonez e i sistemi missilistici Iskander.

Da parte di Kiev non vi è stata conferma né smentita alle dichiarazioni di Lukashenko, rallegrandosi invece di aver fatto saltare in aria una piattaforma russa per l'estrazione di gas nel Mar Nero.

Quanto è accaduto - se accaduto - potrebbe avere spiegazioni logiche e plausibili persino di segno opposto. Quello che va sottolineato è che se la Bielorussia dovesse diventare parte attiva nel conflitto in corso, a cascata questo finirebbe per coinvolgere i Paesi limitrofi in una guerra che non sarebbe più regionale.