Gli agenti dello Yamam hanno fatto irruzione al secondo piano di un appartamento di Rafah all'1:49 di lunedì, uccidendo i tre "terroristi" che avevano in custodia Fernando Marman, 61 anni, e Louis Har, 70 anni, rapiti dalle milizie palestinesi dal Kibbutz Nir Yitzhak, nel sud di Israele, lo scorso 7 ottobre.

Dopo la loro liberazione, l'aeronautica israeliana ha iniziato a colpire "obiettivi" su Rafah per fornire copertura alle forze speciali per riportarli in Israele.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito la liberazione dei due prigionieri "una delle operazioni di salvataggio di maggior successo" nella storia di Israele.

La brillante operazione delle forze speciali dello Stato ebraico ha causato l'uccisione di almeno 67 persone, tra cui donne e bambini.

"Anche se siamo sollevati nell'apprendere che due ostaggi sono stati restituiti alle loro famiglie", riporta una nota stampa di ActionAid, "l'uccisione indiscriminata di civili per raggiungere questo obiettivo può costituire un'altra grave violazione del diritto umanitario internazionale su una popolazione civile che ha sopportato mesi di bombardamenti indiscriminati e decenni di punizioni collettive. Un cessate il fuoco immediato e permanente è l'unico modo per garantire l'incolumità della popolazione di Gaza e degli ostaggi, e per consentire i negoziati sul loro rilascio e l'avvio di conversazioni su un processo di pace. Rimaniamo inorriditi dalla prospettiva di un'invasione totale di terra a Rafah, che sarebbe catastrofica oltre ogni dire per l'oltre milione di sfollati che cercano rifugio lì, aggiungendosi a mesi di attacchi indiscriminati e sotto gli occhi del mondo su civili, ospedali, personale medico, operatori umanitari, giornalisti e infrastrutture civili che dovrebbero essere protetti dal diritto internazionale. Qualsiasi attacco provocherebbe senza dubbio un numero enorme di morti, considerando l'enorme sovraffollamento dell'area. Inoltre, è probabile che le operazioni di aiuto umanitario a Gaza si interrompano completamente, contro il recente ordine della Corte internazionale di giustizia, poiché Rafah è il principale punto di ingresso e centro operativo per gli aiuti. Ciò avrebbe conseguenze inimmaginabili per una popolazione che è già sull'orlo della fame e che sopravvive a stento in condizioni di vita disumane".   

Preoccupazioni, quelle appena riportate, tutte di poco conto per un manipolo di criminali, che non ha nulla da invidiare ai nazifascisti, che guida il governo israeliano. Ma non c'è da stupirsi di quanto accaduto, visto che per i pii e moralissimi ebrei israeliani, i palestinesi sono visti né più né meno come degli animali.

Comunque, la "mirabile" operazione condotta dalle forze speciali israeliane non è passata inosservata neppure al procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, paragonato dalle ong a supporto dei diritti dei palestinesi come la riproposizione vivente delle famose tre scimmiette del "non vedo, non sento, non parlo". Se pure un personaggio simile ha sentito la necessità di intervenire su quanto accaduto tanto da dirsi "profondamente preoccupato", evidentemente i suoi amici di Tel Aviv devono aver effettivamente esagerato.

"Il mio ufficio  - ha dichiarato Khan in un post sui social media - ha un’indagine attiva e in corso sulla situazione nello Stato di Palestina [da anni, ndr]. Questo viene portato avanti con la massima urgenza [un'urgenza che sta durando anni, ndr], con l’obiettivo di assicurare alla giustizia i responsabili dei crimini previsti dallo Statuto di Roma”, ha affermato Khan in un post sui social media.Tutte le guerre hanno delle regole e le leggi applicabili ai conflitti armati non possono essere interpretate in modo da renderle vuote o prive di significato. Questo è stato il mio messaggio costante, anche da Ramallah l’anno scorso [lo scorso anno, per l'appunto, ndr]. Da allora non ho visto alcun cambiamento evidente nella condotta di Israele [e nessuno ha visto alcun intervento concreto da parte della CPI, ndr]".

Naturalmente,  Khan non ha mancato di ribadire il suo appello per il rilascio immediato di coloro che continuano ad essere detenuti a Gaza.

Dal Libano, Osama Hamdan, membro dell'ufficio politico di Hamas, ha affermato che i due prigionieri liberati non erano sotto la custodia delle Brigate Qassam, ma erano trattenuti presso una famiglia. 

Le due parti in campo, come in qualsiasi conflitto degno di tale nome, cercano di disegnare la realtà in base alle convenienze della propria propaganda. Quel che però è sicuro è che per liberare quelle due persone, Israele non ha esitato a massacrare decine di civili... palestinesi.

Ed è anche sicuro che i bombardamenti a tappeto messi in atto finora abbiano anche ucciso altri israeliani detenuti nella Striscia.

Lo ha dichiarato, sempre oggi, Abu Ubaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, che ha fatto sapere che degli otto prigionieri che erano stati gravemente feriti in uno dei raid israeliani (delle ultime 96 ore), tre sono deceduti per le ferite riportate e che gli altri sono in pericolo di vita a causa dell'impossibilità di poter offrire loro cure adeguate a causa della carenza di forniture sanitarie a Gaza.

Sul fronte umanitario, il commissario generale dell'UNRWA, Lazzarini, ha lanciato un nuovo appello sul fatto che la sospensione temporanea dei fondi all'Agenzia da parte di 16 Stati potrebbe avere conseguenze ulteriormente devastanti sulla popolazione di Gaza:

"Oggi - ha dichiarato - ho esortato  i Ministri per la Cooperazione allo Sviluppo riuniti a Bruxelles a schierarsi dalla parte dei rifugiati palestinesi e a dare all'UNRWA i mezzi per fornire servizi essenziali fino al raggiungimento di una soluzione politica della crisi in atto. L’UNRWA è la spina dorsale della risposta umanitaria nella Striscia di Gaza e l'ancora di salvezza di milioni di rifugiati in tutta la regione".

Successivamente, Lazzarini ha espresso la sua preoccupazione per le persone rifugiate a Rafah, nel caso di un attacco israeliano, considerando che finora il numero complessivo delle vittime (morti, dispersi e feriti) ha raggiunto il 5% della popolazione di Gaza.

Ma il rispetto dei civili per il morale esercito israeliano non è una priorità, in special modo se palestinesi. Per questo, anche oggi hanno aperto il fuoco su una scuola dell'UNRWA a Khan Younis (sud-ovest), uccidendo uno dei dipendenti dell'Agenzia, mentre il ministero degli Esteri ha reso noto di aver vietato l'ingresso in Israele e nei Territori Occupati alla Relatrice Speciale dell'ONU, l'italiana Francesca Albanese.



Nell'immagine in alto pii ebrei israeliani impediscono l'ingresso nella Striscia di Gaza, dal valico di Kerem Shalom, ai camion con gli aiuti umanitari.