Poco dopo le nove di domenica 5 novembre, Carles Puigdemont, Antoni Comin, Clara Ponsatí, Lluís Puig e Meritxell Serret - gli ex membri del legittimo governo autonomo catalano destituiti dalle misure dell'articolo 155 pretese dal premier spagnolo Rajoy - si sono presentati spontaneamente negli uffici della polizia federale di Bruxelles che li ha informati che su di loro pende un mandato di arresto.

Puigdemont e gli ex consiglieri della Generalitat avevano concordato fin da sabato questo "appuntamento", a cui si sono presentati accompagnati dai loro avvocati.

Un portavoce della procura di Bruxelles, Gilles Dejemeppe, ha spiegato che, in base alla normale procedura che viene seguita in casi analoghi, i "rifugiati" catalani sono stati informati dei loro diritti e che nel corso del pomeriggio sarebbero stati interrogati da un giudice che, entro 24 ore, deciderà in merito alla loro situazione.

La giustizia belga dovrebbe scegliere di applicare una tra queste opzioni: ritenere infondate le richieste della Spagna e respingere il mandato di cattura oppure di istruire nei confronti di Puigdemont e dei suoi colleghi l'avvio del procedimento di estradizione che avrebbe come possibile conseguenza il loro arresto o il rilascio in libertà condizionata.

I cinque politici catalani sono stati accompagnati dalla polizia federale belga nella sede della Procura federale di Bruxelles, dove saranno interrogati.

Mentre le istituzioni europee continuano a mantenere il silenzio su una vicenda che, ogni giorno che passa, assume aspetti sempre più grotteschi e inquietanti, da segnalare la presa di posizione del socialista Elio di Rupo, premier belga negli anni tra il 2011 e il 2014, che ha criticato aspramente il comportamento del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, definendolo di stampo dittatoriale e "franchista".


Definendosi comunque contrario al separatismo, Di Rupo ha sostenuto che questa vicenda avrebbe dovuto esser gestita secondo le vie democratiche della diplomazia politica.

Ma ancor più dirompente la dichiarazione del ministro dell'Interno in carica del governo belga Jan Jambon, nazionalista fiammingo e membro del partito separatista N-VA (Nieuw-Vlaamse Alliantie) che si è chiesto dove sia l'Europa, invitando la comunità internazionale a fare pressioni sulla Spagna per assicurare che Puigdemont riceva il giusto trattamento legale anche a Madrid.

Considerando che Puigdemont, Comin, Ponsatí, Puig e Serret non si sono sottratti al giudizio della giustizia belga, è quasi certo che, nel caso in cui la Procura decidesse di procedere nei loro confronti, non saranno messi in stato di arresto. Nel caso in cui il mandato di arresto richiesto da Madrid venisse ritenuto plausibile, il Belgio avrà 90 giorni di tempo per decidere se attuarlo o meno.