In questi giorni è uscito il libro di Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della Sera, dal titolo esplicativo sulla decadenza del Paese Italia,  "Il tramonto di una nazione. Retroscena di una fine". Cronaca dei mali e delle disgrazie nostrane che hanno portato al decadimento di una nazione la cui responsabilità è da addebitarsi all'assenza di visione della politica e, udite udite, al trionfo dell'antipolitica.

In assonanza col suddetto libro,  cioè sulla fine politica, economica, sociale di una nazione, nel 2015 uscì un documentario sull'epilogo del sogno americano. Intitolato "Requiem per il sogno americano. Intervista con Noam Chomsky",  il documentario è  stato registrato nell'arco di quattro anni,  offrendo un compendio del pensiero politico del filosofo americano. E che qui propongo per chi non lo avesse ancora visto.

Noam Chomsky, linguista, filosofo e teorico della comunicazione, ebreo e antisionista anarchico, nato il 7 dicembre 1928 in Pennsylvania (USA) è da  molti considerato il più autorevole intellettuale del nostro tempo.

Chomsky esamina la società americana analizzando l'evoluzione del capitalismo dagli anni 60 sino al neoliberismo dei giorni nostri.

Il tema affrontato dall'ideologo è  quello della democrazia e della diseguaglianza partendo dal passato quando "c'era un reale sentimento di speranza che oggi non c'è più......l'odierna diseguaglianza non ha precedenti, causata dalla esorbitante ricchezza di  una ridottissima fascia della popolazione, molto meno del 1%" e aggiungendo che "una simile ineguaglianza ha un effetto corrosivo e dannoso verso la democrazia"

Il processo che agevolava la mobilità tra i ceti sociali, il cosiddetto ascensore sociale, e che era la base del sogno americano, è morto.

Ma il circolo vizioso è il rapporto tra democrazia  e ricchezza.

Chomsly sostiene che "la concentrazione della ricchezza produce concentrazione di potere  e questo costringe i partiti a dipendere dal denaro dalle grandi aziende." "Una volta acquisito il potere politico i partiti traducono il sostegno ricevuto in leggi che favoriscono ulteriormente la concentrazione della ricchezza e del potere".

"Già Adam Smith, nell'Inghilterra de 700, evidenziava  le classi dominanti quelle che facevano le leggi, che al quel tempo erano i mercanti e i fabbricanti, oggi sono le istituzioni finanziarie e le società  multinazionali"

Ascoltando l'intervista di Chomsky si possono riscontrare molte analogie con le cause del tramonto del Belpaese. Per effetto della globalizzazione (accresciuta per il rapporto di sudditanza politica con gli USA) l'Italia rientra nelle medesime patologie della società americana. Con l'aggravante che l'Italia ha adottato la moneta unica, l'Euro. E "senza la corretta struttura politica è una ricetta per il disastro" così ha affermato ultimamente lo storico americano.