Non conosce pace la vicenda di Giuliano Castorina, leader del sodalizio “Ridateci casa nostra!”: dopo la liberazione dell’immobile da parte degli occupanti abusivi, l’interno appariva come un desolato campo di battaglia, in cui è stato sottratto di tutto: tre termo arredi, tre asciugacapelli da muro, tutte le staffe delle TV a parete, un minifrigo, un router wi-fi per la connessione a Internet, un bollitore, una macchinetta per il caffè espresso, un certificato HCCP a lui intestato in corso di validità, un documento di certificazione energetica e certificazione idrica, a lui tutti titolati; sono stati asportati anche i climatizzatori, oltre al danneggiamento della buca della corrispondenza.

A tutto ciò si aggiunga una terribile invasione di topi e scarafaggi, presenti in ogni stanza della struttura. “Oltre al danno la beffa legalizzata, poiché l’ufficiale giudiziario ha concesso alla controparte venti giorni per ritirare i propri effetti personali – ha spiegato Castorina –. È partita spontanea la solidarietà di vicini ed amici per riavviare anziché vendere casa per le tante spese lasciate in mio conto: alcuni vogliono darci letti ed altri clima, spese di spazzatura, di erogazione elettrica e di condominio.

Gli abusivi hanno preso anche le cose della camera del proprietario nonché altri beni, frutto di acquisti col finanziamento di “Resto al sud”, la cui somma è ancora in gran parte da restituire, essendo me garante; quindi in teoria sarebbero dovute restare lì.

Prima dell’arrivo dell’ufficiale giudiziario i toni si stavano scaldando, quando dalle ore 11:00, orario dato dall’ufficiale giudiziario alla restituzione della casa, si decise che il trasloco continuava. Passarono le ore 16:00. Alcuni residenti del vicinato sotto si lamentavano delle cose poggiate su auto e muri, mentre un altro si mise a pulire la scala. Nascevano altre discussioni con il fratello dell’ex affittuaria, già titolare dell’attività, per prendere le ultime cose, di cui non toccammo neanche un quadro. Io denunciai alcuni effetti personali mancanti, come un quadro con licenze a mio nome e tanti oggetti.

>Essi continuarono alzando la voce dicendo di asportare tutto ciò, di cui non ho un titolo di proprietà, nemmeno una fattura, benché pagata con la mia carta di credito o con quella di mia mamma: un carrellino dolci, un lettino Ikea, specchi ed oggettini vari, lasciati dai vecchi proprietari di casa a me, come l’impianto per le bombole a gas e una bacheca con le chiavi donatomi da un amico di famiglia, pupetti siciliani.

Trascorse le ore 16:00 arrivarono i carabinieri della radio mobile di Catania per procedere alle identificazioni di circa dieci persone, concedendo poi mezz’ora per completare l’asporto di quel poco rimasto. Nel frattempo scopro che veniva rotto il chiusino dell’acqua della cucina, per cui non possiamo aprire l’acqua nonché il danneggiamento anche della spalliera. Dell’unico letto rimasto credo loro siano responsabili di danneggiamenti, così come all’auto di famiglia e di alcuni miei amici”. Una vicissitudine mai terminata quella di Castorina, che, se ha riottenuto la proprietà dell’appartamento, ora è costretto ad affrontare un’altra traversia legale affinché possa avere giustizia dei danni sofferti, che impediscono a tutt’oggi di fruire dignitosamente del legittimo alloggio per sé e per la sua famiglia.