Crescita esponenziale dei casi di morbillo nell’UE/SEE nel 2024: un campanello d’allarme per la sanità pubblica
Nel 2024, l’Unione Europea e lo Spazio Economico Europeo (UE/SEE) hanno registrato un’impennata dei casi di morbillo, con un totale di 35.212 casi segnalati, un dato che rappresenta un aumento di dieci volte rispetto ai 3.973 casi del 2023. È un’inversione di tendenza netta dopo il periodo 2021-2023, in cui la stagionalità tipica dell’infezione era scomparsa. Il ritorno a un andamento stagionale e l’esplosione dei numeri sono segnali chiari: il morbillo è tornato a circolare con forza.
L’European Center for Disease Prevention and Control (Ecdc) attribuisce la ripresa della trasmissione a una combinazione di fattori: il crollo delle vaccinazioni durante la pandemia di COVID-19 e un’interruzione generalizzata della sorveglianza. Dopo anni di attività eccezionalmente bassa tra il 2020 e il 2022, la malattia ha ripreso vigore già nel 2023, fino a raggiungere il picco attuale.
Il tasso di notifica del 2024 ha raggiunto i 77,4 casi per milione di abitanti, una cifra che straccia i 9,1 casi del 2023 e supera nettamente anche i 27,2 casi del 2019, ultimo anno pre-pandemico. A trainare l’aumento è stata la Romania, che da sola ha riportato l’87% dei casi dell’intera regione (30.692), pari a 1.610,7 casi per milione di abitanti. Seguono l’Austria (59,5), il Belgio (44,9) e l’Irlanda (39,6).
In Italia, i numeri sono saliti da 105 casi nel 2020 a 1.057 nel 2024, con una distribuzione anomala: oltre la metà dei casi (54%) ha riguardato adulti sopra i 30 anni, segnale di una copertura vaccinale inadeguata nelle generazioni passate.
Nel 2024, il morbillo non ha risparmiato nessuna fascia d’età, ma a pagare il prezzo più alto sono stati i neonati sotto l’anno di età, con 1.175,4 casi per milione, seguiti dai bambini da 1 a 4 anni (688,7). Gli over 14 hanno rappresentato il 26% dei casi, e in alcuni Paesi fino al 53% dei casi ha riguardato persone sopra i 30 anni.
Tra i 23 decessi segnalati, ben 22 si sono verificati in Romania, di cui 14 in bambini sotto i 5 anni. Una tragedia evitabile, considerando che nel 2024 l’87% dei casi con stato vaccinale noto non era vaccinato. Tra i bambini da 1 a 4 anni, il 90% risultava non immunizzato: proprio questa fascia d’età è destinataria della prima (e in alcuni casi anche della seconda) dose vaccinale.
I dati di copertura vaccinale sono impietosi. La media ponderata della copertura per la prima dose (MCV1) è leggermente calata dal 94,2% del 2023 al 93,9% del 2024, mentre per la seconda dose solo quattro Paesi UE/SEE hanno superato la soglia raccomandata del 95%. In otto Paesi, si è osservato un calo marcato (oltre il 3%) per entrambe le dosi.
L’Ecdc evidenzia come la mancata adesione alla vaccinazione infantile di routine stia compromettendo l’obiettivo dell’eliminazione del morbillo. Alcuni Paesi mostrano segnali positivi (incrementi fino al 7% nella copertura), ma sono ancora pochi. È necessaria un’azione urgente e coordinata: accelerare le campagne di recupero per adolescenti e adulti, migliorare la gestione dei programmi nazionali di vaccinazione e soprattutto rafforzare i sistemi informativi digitali per identificare chi è rimasto fuori dai cicli vaccinali.
Il ritorno del morbillo su scala così vasta è un fallimento della prevenzione, ma anche un’opportunità per correggere la rotta. L’Ecdc è chiaro: senza un impegno deciso a livello nazionale ed europeo, la malattia continuerà a colpire i più vulnerabili. Sorveglianza continua, campagne di vaccinazione mirate, e trasparenza nei dati sono le uniche armi efficaci per riportare sotto controllo una patologia che, nonostante il vaccino, non è affatto scomparsa.