Theresa May, martedì, è tornata in Parlamento per chiedere alla sua maggioranza di mantenere i nervi saldi e di darle ancora tempo per trattare con l'Europa. Che cosa stia contrattando, ad esser sinceri, nessuno lo sa, anche se è immaginabile che sia una qualche soluzione relativa al nodo Irlanda e conseguente backstop.
L'unica cosa che al momento sembra, più di altre, certa è la volontà da parte del governo britannico di dar comunque seguito a quanto chiesto dai sudditi di sua maestà con il voto al referendum del 2016 e di lasciare in ogni caso l'Europa.
Il come è il rebus che ancora attende di essere risolto. Ad oggi, l'unica possibilità è quella di un'uscita senza alcun accordo. Possibilità che la May cerca di evitare e che le opposizioni, laburisti in testa, indicano come disastrosa, con conseguenze devastanti per l'economia ed il benessere dell'isola.
La May, pur ribadendo che neppure lei vuole una "hard Brexit", continua a flirtare da una parte con la Commissione Ue e dall'altra con la Camera dei Comuni rimandando però ad una data futura qualsiasi decisione, quando ormai manca solo un mese mezzo al 29 marzo, giorno ultimo per firmare un accordo di uscita con l'Europa.
Considerando però che tale situazione va avanti dalla fine dello scorso anno, i laburisti di Corbyn, e non solo loro, hanno accusato la May di avere allestito una specie di commedia per rimandare qualsiasi decisione sulla Brexit agli ultimissimi giorni, in modo da mettere alle strette il Parlamento costringendolo a scegliere tra una Brexit senza accordo e quello che lei aveva già siglato con l'Europa, ma bocciato lo scorso dicembre.
Sul tema Brexit si discuterà ancora in Parlamento il 14 febbraio, ma un nuovo voto sul lavoro svolto da Theresa May è previsto solo a fine mese.