La regione Marche, il cui consiglio è guidato dal rappresentante degli estremisti di destra di Fratelli d'Italia, ha voluto ricordare al Paese di chi sia la responsabilità nell'aver negato per ben 14 mesi un diritto sancito dalla Consulta ad un residente della sua regione.

A spiegarlo la nota pubblicata ieri:

La Regione Marche chiarisce che sarà il Tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito. Il Comitato Etico da parte sua ha sollevato dubbi sulle modalità e sulla metodica del farmaco che il soggetto avrebbe chiesto (il tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi, senza specificare come dovesse essere somministrato).La vicenda: il 15 giugno 2021 il Tribunale di Ancona ha ordinato all’ASUR Marche - Azienda Sanitaria Unica Regionale di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare: se la patologia fosse irreversibile, se fosse in grado di intendere e volere, e se il farmaco fosse appropriato a garantirgli una morte senza sofferenza.La Direzione dell’Area Vasta 2 ha attivato quindi la procedura di richiesta di parere al Comitato Etico Scientifico Regione Marche. Comitato che ha chiesto all’Av2 di istituire una equipe multidisciplinare per visitare il 43enne, verificare la situazione domiciliare allo scopo di ricercare una relazione di cura, di potenziare l'offerta di cure palliative, di ottimizzare la terapia del dolore al fine di ridurre una sofferenza ritenuta insopportabile e contemporaneamente di valutare le condizioni richieste dal tribunale.La equipe era composta da: un medico palliativista, un neurologo esperto della patologia dalla quale è affetto il paziente, uno psichiatra, uno psicologo, un medico specialista nel trattamento dei sostegni vitali ai quali il paziente è sottoposto, un infermiere esperto nelle cure domiciliari integrate.In particolare il Comitato Etico, rispondendo ai quesiti formulati dal Tribunale di Ancona, ha rilevato che l’interessato:

  • ha piena capacità di intendere e volere;
  • non motiva quali siano i presupposti per i quali è stata richiesto il dosaggio indicato di 20 gr, quantità non supportata da letteratura scientifica;
  • non spiega se e con quali modalità si debba procedere tecnicamente alla somministrazione e, se in via preventiva, per conculcare lo stato d’ansia derivante dall’operazione, si voglia avvalere di ansiolitici;
  • non risulta chiaro se debba essere utilizzato solo il farmaco indicato dal paziente, nell’ipotesi in cui non si riesca a portare a compimento la procedura di suicidio medicalmente assistito.

Il Comitato etico ritiene altresì non essere di sua competenza l’eventuale individuazione di altre modalità.


A stretto giro è arrivata la replica dell'Associazione Luca Coscioni:

La precisazione della Regione Marche, sul parere del Comitato Etico, conferma la gravità della trappola burocratica che è stata tesa contro Mario da 14 mesi. La Regione forse dimentica che, su questo, lo scorso 9 giugno, i giudici del Tribunale di Ancona si sono già espressi, con un’ordinanza immediatamente applicativa, passata in giudicato e definitiva.Con quella sentenza il Tribunale di Ancona aveva ordinato alla Azienda unica sanitaria regionale delle Marche di eseguire tutte le verifiche necessarie a stabilire che Mario fosse in possesso delle 4 condizioni previste dalla sentenza della Corte Costituzionale.Il Comitato etico lo ha fatto, ha accertato che Mario rientra dunque nelle condizioni stabilite dalla Consulta per ottenere l’aiuto al suicidio, ma non ha validato le modalità tecniche per l’autosommnistrazione del farmaco.Ciò che la Regione non dice, nella sua precisazione, è che la responsabilità di definire delle procedure tecniche non è del malato, ovviamente, ma del Servizio sanitario, che però si rifiuta di farlo. Se necessario e se i tempi dovessero dilatarsi ancora, siamo pronti, ancora una volta, ad azionare tutti gli strumenti necessari per far rispettare il diritto di Mario a porre fine alle proprie sofferenze”.