Nonostante le possibilità offerte dal Servizio Sanitario Nazionale, gli italiani continuano a preferire il farmaco di marca rispetto al generico equivalente. La scelta, spesso dettata da abitudini consolidate, diffidenze o scarsa informazione, ha un costo non trascurabile: nel 2024 i cittadini hanno speso 1,060 miliardi di euro di tasca propria per coprire la differenza di prezzo tra il branded e l’equivalente rimborsato.
È quanto emerge dai dati ufficiali dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), che evidenziano una tendenza costante nel tempo: già nel 2019 la spesa privata per avere “il farmaco di marca” superava il miliardo di euro (1,122 miliardi), e nonostante la leggera flessione negli anni successivi – anche a causa della pandemia – il dato non è mai sceso in modo sostanziale. Questo significa una sola cosa: il comportamento d’acquisto non è cambiato.
Ma il fenomeno non è omogeneo in tutto il Paese. Il solito divario Nord-Sud si riflette anche in farmacia. Al Centro-Sud si predilige ancora di più il farmaco di marca. Nel 2024, Lazio (139 milioni), Campania (128 milioni) e Sicilia (107 milioni) sono state tra le regioni con la spesa più alta per branded. Dato emblematico: la Lombardia, con il doppio degli abitanti del Lazio, ha registrato una spesa praticamente identica.
I dati raccolti da Egualia, associazione dei produttori di equivalenti e biosimilari, confermano questo squilibrio: nel Nord Italia i farmaci equivalenti coprono il 40,4% del mercato a unità e il 34,4% a valori. Percentuali che scendono drasticamente man mano che si scende lungo la penisola: al Centro si parla del 29,5% a unità e del 26,9% a valori; al Sud si arriva appena al 24,3% a unità e al 22,1% a valori.
La provincia autonoma di Trento (45,3%), la Lombardia (42,5%) e il Piemonte (40,9%) sono ai vertici per consumo di equivalenti, mentre Basilicata (23,3%), Calabria (22,1%) e Campania (21,8%) sono in coda. Ancora una volta, un’Italia spaccata in due.
Lazio e Molise, poi, spiccano per un altro dato: l’incidenza della spesa privata rispetto al totale SSN in farmacia. Nel Lazio si arriva al 16,3%, in Molise al 15,8%. Lombardia, ancora una volta più virtuosa, è la regione con la percentuale più bassa: 10,5%.
Nel 2024, i generici equivalenti hanno rappresentato appena il 23,3% del mercato a confezioni e il 15,8% del mercato a valori, nonostante il numero assoluto di confezioni vendute sia rimasto stabile (1,8 miliardi). La lieve crescita di incidenza (+0,6%) è legata a un calo delle vendite dei branded rimborsabili.
In sintesi? Gli italiani si fidano poco dei generici. E mentre il SSN cerca di incentivare l’uso di equivalenti per contenere la spesa pubblica, gran parte dei cittadini continua a scegliere il brand, spesso senza sapere che l’unica vera differenza è nel nome (e nel prezzo). Serve più informazione, più cultura farmaceutica, e meno pregiudizi. Perché la salute, anche quella del portafoglio, passa anche da queste scelte.