Tornare a casa la sera, uscire per una passeggiata, andare a trovare un amico, prendere un autobus. Gesti normali, quotidiani, che però per molti italiani – e per la maggioranza delle donne – sono diventati motivo di ansia, insicurezza, paura.
Secondo il primo Rapporto Univ-Censis “La sicurezza fuori casa”, ben il 67,3% delle donne ha timore quando deve rientrare nella propria abitazione, e per l’81,8% girare per strada è diventato più pericoloso rispetto a cinque anni fa. Numeri che parlano da soli, che fanno male, e che certificano una realtà che milioni di persone vivono sulla loro pelle ogni giorno.
Il dato più drammatico? Quasi 4 italiani su 10 rinunciano a uscire per paura. Una rinuncia che sale al 52,1% tra i giovani, proprio quelli che dovrebbero avere più voglia e possibilità di vivere la propria libertà. Ma la libertà non può esistere se viene costantemente messa sotto scacco dalla paura.
Nel 2024 in Italia sono stati denunciati oltre 2,3 milioni di reati, molti dei quali – come le violenze sessuali – colpiscono soprattutto le donne. In cinque anni, questi crimini sono aumentati del 34,9%. Una donna su quattro ha subito almeno una molestia sessuale, una su tre è stata seguita da uno sconosciuto.
E se si guarda alle città, il quadro peggiora: Roma guida la classifica dei reati denunciati, seguita da Milano, Napoli e Torino. Aumentano le rapine, aumentano i borseggi, e aumenta – inevitabilmente – la sfiducia nei confronti di uno Stato che sembra non riuscire più a proteggere i suoi cittadini.
E allora che succede? Succede che la gente si arrangia. Si affida alla sicurezza privata, una rete parallela che oggi viene riconosciuta come essenziale dal 74,4% degli italiani. Non è un caso se quasi 12 milioni di persone si sono rivolte almeno una volta a un operatore della sicurezza, e 8 milioni lo hanno fatto in una situazione di pericolo.
Ma attenzione: la sicurezza non può diventare un lusso per pochi. Non possiamo accettare che chi può pagare sia protetto e chi non può resti esposto. Lo Stato deve tornare a fare lo Stato: garantire presidi sul territorio, investire nelle forze dell’ordine, restituire fiducia e controllo ai cittadini.
La paura non può dettare le nostre giornate. Non può decidere se e quando possiamo uscire di casa. Perché quando la paura diventa più forte della libertà, non siamo più un Paese sicuro. E nemmeno un Paese libero.
È ora di reagire. La sicurezza non è un servizio che si compra, è un diritto che spetta a tutti, senza distinzioni. Se vogliamo una società in cui ognuno possa vivere liberamente senza timore, dobbiamo riprenderci la strada, riprenderci le piazze, riprenderci la nostra vita. È il momento di chiedere a gran voce politiche concrete di prevenzione, di sicurezza, di protezione. Non più parole, ma fatti.
Se vogliamo che il nostro Paese torni ad essere un luogo sicuro, dobbiamo smettere di abbassare la guardia. Dobbiamo pretendere che la libertà di muoversi, di vivere, di godere delle proprie città non venga sacrificata sull’altare della paura. La strada verso una società sicura è un cammino che dobbiamo fare insieme. È tempo di non avere più paura di uscire.