E' uscito da due giorni il nuovo singolo di Andrea Pimpini, "Stella nel cielo":  onerpm.link/858911265823

Un brano più maturo rispetto ai precedenti lavori in studio. Un brano che non aspira a diventare hit ma semplicemente rappresenta un passo in avanti.

Abbiamo intervistato Andrea per parlare del suo nuovo singolo e del mercato musicale in cui vivono gli artisti italiani. 


"Stella nel cielo", un brano che si presenta come un racconto di un tempo passato... Come mai questa nostalgia?

"Stella nel cielo" è un brano che ho dedicato a una persona cara che purtroppo oggi non è più con me. Questa canzone la scrissi appena riuscii a riprendermi dalla tristezza iniziale. E' una canzone certamente nostalgica e triste ma che comunque riserva anche un po' di speranza. Pensiamo al ritornello: "Stella nel cielo sei ora, forza nascosta nel cuore, raggio di luce nel buio, amore che cura i miei mali". Io in questa parte vedo tanta speranza. E' come dire: "Sei ancora viva, nel mio cuore".


Canzoni triste, riflessive e condanne sociali. Il tuo repertorio non lascia tanto spazio ad inni alla felicità. C'è qualche ragione?

I cantautori dicono "per scrivere bisogna vivere, guardarsi intorno". Io, per scrivere, pure guardo la società che mi sta intorno. Non sono un patriota: tra due/tre anni mi trasferirò all'estero definitivamente e, sinceramente, non vedo l'ora.

Non mi sono mai rispecchiato nella società italiana. I professori mi dicevano "sei troppo educato", alle elementari e alle medie sono stato bullizzato e deriso. Poi in Italia non vedo un futuro per me, vedo solo tanta cattiveria gratuita, odio. Quando ero più piccolo, ci stavo male. Oggi capisco che è solo invidia e stupidità. L'Italia, inoltre, è un paese profondamente razzista e non adatto ai giovani. C'è una canzone dei Modà, definita da Kekko (leader della band) una "fotografia della società", che si intitola "Comincia lo show". C'è una strofa, secondo me vera e onesta, che recita: "Quanti dottori e maschere, figli dell'inquietudine, di chi sa di non essere quello che vuole essere".

Uno dei motivi per cui non mi arrabbio e non mi offendo quando sento cattiverie e frasi di odio è proprio questo: la gente sa di non essere quello che vorrebbe essere (famosa, un attore, un musicista, un imprenditore di successo, un capo, ecc.) e questo crea nelle persone un'inquietudine e una rabbia che sfocia negli insulti diretti a chi, senza perdere tempo a lamentarsi, ce l'ha fatta.

Lamentarsi è una peculiarità degli italiani. Nessuno riconosce i propri errori. Io ci sto lavorando: quando una canzone va male oppure quando non vengo chiamato a cantare dal vivo, oppure quando non supero un esame, mi fermo e invece di dire: "E' colpa della gente che non riconosce il mio talento" oppure "E' colpa del professore", penso "Ho sbagliato. Non ho studiato abbastanza" oppure "Ho cantato male. Devo esercitarmi di più".  


Cosa ti aspetti da "Stella nel cielo"? Hai qualche sogno nel cassetto? 

Non mi aspetto niente da "Stella nel cielo". La musica, per me, è un hobby, non un lavoro.  Non sono un cantante professionista. Sono un ragazzo che principalmente studia economia e management, poi nel tempo libero pubblica canzoni e canta dal vivo. 

Quello che molti non capiscono è che fare una cosa "per hobby" non significa fare qualcosa in modo "non professionale". Semplicemente l'obiettivo non è trasformare quella passione in un lavoro, punto. 

"Stella nel cielo" è un regalo ai miei pochi fan su Instagram che mi seguono sempre ed è una dedica a chi purtroppo non è più con me a condividere successi e insuccessi. 

Il mio sogno nel cassetto è non abbandonare definitivamente la musica. Certamente all'estero non potrò continuare a fare musica come faccio oggi. Ma mi piacerebbe comunque continuare a scrivere qualche canzone,  a registrare qualche brano. Cantare è il modo più semplice e divertente per liberarsi dalle emozioni negative ed esprimere quelle positive. 


Chiudiamo con una domanda personale: serie tv preferita?

Stranger Things!