Alessia Rosati è una bella ventunenne universitaria romana dell’area antagonista, ostile al papà in divisa da vigile urbano. Abbiamo la testimonianza di un’amica che accenna a un allontanamento volontario, all’inizio apparso credibile per i difficili rapporti familiari, ma non pare proprio sia così; non bastasse, anni dopo verrà fuori Marco Fassoni Accetti, il “rivelatore” del pastiche Orlandi/Gregori, tessendo le sue solite trame spionistiche, un collegamento all’omicidio della diciassettenne capitolina , anch’ella impegnata a sinistra, Caterina Skerl, nel 1984 e la solita gang della Magliana. Nient’altro si sa.
Donatella Grosso è un’esuberante trentenne di Francavilla a Mare, definita laureata in lingue. La sera del 26 luglio 1996 esce da casa col suo preteso fidanzato ( ma il ragazzo ha un altro legame ufficiale da tempo), i due caricano delle valigie sulla macchina di lei: la vettura verrà ritrovata, lei no. Il moroso dichiarerà sempre di averla lasciata alla stazione di Pescara e vani saranno i tentativi dei genitori, nella vita ex professori, di far riaprire le indagini: morte presunta anche per lei.
Federica Farinella, trentenne piemontese di origini sicule, stupenda ex modella, dopo l’illusione delle passerelle e il sogno di entrare nel mondo dello spettacolo ( forse coinvolta di striscio nella Vallettopoli degli anni novanta), pare sia tornata in famiglia scornata dai compromessi, taciturna, impegnata solo a fumare tutto il giorno. Il 2 settembre 2001 è a Montichiari d’Asti per un pranzo in campagna tra parenti. Si allontana senza prendere nulla, in infradito. Arriveranno telefonate e false segnalazioni da sedicenti poliziotti, nulla da fare.
Sonia Marra è una giovane pugliese trasferita a Perugia per studiare medicina; il 16 novembre 2006 è l’ultimo suo giorno di presenza accertata, poi nessuno la vedrà più. Prima si indagò in ambito religioso, in seguito si cambiò pista. Si è celebrato un processo a carico di un giovane di cui la ragazza pare fosse innamorata non corrisposta, ma esso è terminato con l’assoluzione.
Marina Arduini è una grintosa commercialista frusinate trentasettenne che, il 19 febbraio 2007, prende la macchina per recarsi al lavoro nel proprio studio e non farà più ritorno. Complicate relazioni sentimentali, commiste a storiacce di prestiti a qualcuno a cui lei teneva, ma insolvente, non hanno portato finora a nulla.
Marisa Comesatti, sessantunenne vedova e nonna di Laigueglia, il 21 febbraio 2014 non va, come sempre, a badare ai nipotini. La sua auto viene ritrovata in un parcheggio a San Bartolomeo a Mare. Le due figlie protestano che non sia stata svolta alcuna indagine, prima dell’archiviazione come scomparsa volontaria. Marisa aveva perduto un’altra figlia in un incidente e arrotondava pulendo le case vacanze in riviera: si stabilisce che fosse stanca della routine e abbia cercato svago senza rendere conto a nessuno.
Arriviamo in Calabria con tre casi. Rita Pennetta, due figlie, fresca di trauma per la morte della madre, entra in stato confusionale da una parrucchiera, in quel di Rende, il 6 ottobre 2009, poi si perde; un suo accompagnatore si dirà dispiaciuto di questa situazione, anche se tutti gli sguardi erano puntati su di lui. Si diceva che la donna girasse per Milano.
Maria Chindamo, 44 anni, imprenditrice di Limbadi, mamma di tre amati figli, lascia il marito, poi suicida, ma va avanti lo stesso; un anno dopo, il 6 maggio 2016, la sua Dacia viene trovata vuota, aperta e sporca di sangue davanti alla tenuta agricola di famiglia. Tra sospetti di vendette, timori di ‘ndrangheta o incroci tra i due moventi che rasentano il talebanismo, a oggi la sua sorte è ancora ignota.
Roccella Jonica, 17 novembre 2017: la quarantunenne Natalina Papandrea, venuta via da Milano con una bambina piccola, non sembra essersi troppo riadattata al paese, comunque ha preso l’abitudine di passeggiate antelucane in spiaggia; durante una di queste scompare e di lei resterà solo l’ombrellino (della figlia) che si era portata dietro (perché?). Per ora, nessuna novità.
Quanti nomi potremmo ancora fare. In molti casi, si tratta di situazioni di oggettivo disagio, senza il controllo di una rete familiare e amicale a fare da minimo scudo, ma in altrettanti ci sono genitori, figlioli, sorelle fratelli: nessuno sembra aver molto da dire, o non può.
Così, dopo tre anni, si è ancora in cerca di “Giggino Wi Fi", il ventenne Luigi Celentano da Meta di Sorrento, che viene riconosciuto un po’ ovunque, con il solo papà a scuotere la testa, sconsolato sul possibile destino del disorientato ragazzino.