«La notizia della scomparsa di Ciriaco De Mita è motivo di grande tristezza.De Mita ha vissuto da protagonista una lunga stagione politica. Lo ha fatto con coerenza, passione e intelligenza, camminando nel solco di quel cattolicesimo politico che trovava nel popolarismo sturziano le sue matrici più originali e che vedeva riproposto nel pensiero di Aldo Moro.Il suo impegno politico ha sempre avuto al centro l’idea della democrazia possibile. Quella da costruire e vivere nel progressivo farsi della storia delle nostre comunità, della vita concreta delle persone, delle loro speranze e dei loro interessi. Nasceva da questa visione della democrazia come processo inesauribile l’attenzione per il rinnovamento e l’adeguamento delle nostre istituzioni, che non a caso fu bersaglio della strategia brigatista che, uccidendo Roberto Ruffilli, suo stretto consigliere, alla vigilia dell’insediamento del suo governo, intese colpire proprio il disegno riformatore di De Mita.Dobbiamo ricordarne l’impegno incessante per un meridionalismo intelligente e modernizzatore. Così come la vivacità intellettuale, la curiosità per le cose nuove, la capacità di dialogare con tutti, forte di una ispirazione cristiana autenticamente laica.L’attenzione alle nuove generazioni per un rinnovamento della politica fatto di scelte coraggiose e concrete, anche favorendo, da segretario del suo partito, un profondo ricambio di classe dirigente.Non meno importante fu, soprattutto nella sua azione di governo, la sua visione internazionale e, in modo particolare, l’attenzione che ebbe per ciò che la leadership di Gorbaciov stava producendo in Unione sovietica alla fine degli anni Ottanta.Ai suoi familiari rivolgo, con intensità, il sentimento di cordoglio mio personale e della Repubblica». 

Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato la figura del suo ex segretario di partito, Ciriaco De Mita, scomparso oggi ad Avellino alla non trascurabile età di 94 anni.  Lo stesso Mattarella fu nominato proprio da De Mita commissario della DC in Sicilia, per ripulire le liste del partito dagli uomini di Ciancimino.

Così la Treccani ne riassume la carriera politica.

Dal 1956 consigliere nazionale della Democrazia cristiana, partito per il quale è stato deputato dal 1963. Vicesegretario della DC (1969-73), è stato ministro dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato nel quarto e nel quinto gabinetto Rumor (1973-74), ministro del Commercio con l'estero nel quarto gabinetto Moro (1974-76) e ministro per gli interventi straordinarî nel Mezzogiorno nei governi Andreotti del 1976-79. Leader della sinistra democristiana, dal 1979 fu nuovamente vicesegretario del partito e segretario dal maggio 1982 al febbraio 1989, quindi presidente del consiglio nazionale (fino all'ottobre 1992). Presidente del Consiglio dei ministri dall'aprile 1988 al luglio 1989. Dopo il processo di trasformazione intrapreso dalla DC, nel 1994 ha aderito al Partito popolare italiano. Nel 1996 si è presentato alle elezioni politiche con una sua lista autonoma, Democrazia e libertà, risultando eletto nel collegio della Campania. Membro della commissione parlamentare per le riforme costituzionali (1997-1998) e parlamentare europeo per il Partito Popolare Italiano (1999), nel 2001 è stato rieletto deputato al Parlamento italiano con la Margherita e nel 2006 con l'Ulivo. Alle elezioni politiche del 2008 è stato capolista in Campania al Senato per l’UDC, ma non è stato eletto. Nel 2009 è stato eletto deputato al Parlamento europeo e nel 2014 sindaco di Nusco nelle liste dell'UDC, riconfermato nel 2019 nella lista L'Italia è popolare. 


La sua immagine è legata a quella di Bettino Craxi, entrambi rappresentano le figure politiche che identificano il potere nell'Italia degli anni '80... quella immediatamente precedente a Mani Pulite, inchiesta che De Mita riuscì a superare indenne o quasi sia perché la DC lo sostituì alla guida del partito nel 1989 con Arnaldo Forlani, di cui Mani Pulite segnò la fine della sua carriera politica, sia per il fatto che l'amnistia del 1990  aveva cancellato i reati relativi ai finanziamenti illeciti confessati da Severino Citaristi, il tesoriere del partito, nel periodo precedente in cui De Mita era stato segretario.

Per riassumere quello che era il sentimento diffuso negli anni '80 sulla DC e su coloro che la guidavano (De Mita compreso), è sufficiente riportare come Montanelli commentò la definizione "tipico intellettuale della Magna Grecia" con cui, in una puntata di Mixer (trasmissione tv di Minoli), Gianni Agnelli riassunse la figura di De Mita: "Dicono che De Mita sia un intellettuale della Magna Grecia. Io però non capisco cosa c'entri la Grecia".