Il nuovo film di Aurelio Grimaldi, La divina Dolzedia, verrà proiettato domenica 9 luglio alle ore 18 al Palazzo dei Congressi di Taormina durante il Taormina Film Fest.

Protagonista assoluta è Guia Jelo nel ruolo di un’anziana prostituta che continua ad avere un discreto novero di clienti, di tutte le età e provenienze. È famosa in tutta la Sicilia per la sua pratica segreta dello “gnicche gnacche”, capace di dare “u’ paradisu” ai fortunati che la ricevono.

Nella sua casa piena di ricordi, opere d’arte di raffinata fattura, suppellettili pseudoreligiose e “ferri del mestiere”, si alternano numerose figure attratte dalla sua così bizzarra e generosa umanità. Dolzedia incontra prima tre giovani, che litigano per farsi fare lo gnicche gnacche; poi la sua collega Susy (Francesca Ferro) con cui si lancia in improbabili disquisizioni sull’erotismo dei più famosi politici; poi un professore appassionato del marchese de Sade (Tuccio Musumeci), poi un suo vecchio cliente (Mario Opinato) che le porta dei ragazzi per scongiurare il “pericolo” che uno dei due sia “puppo”; ed infine la consulente del tribunale per i minori, sua ricca ed annoiata amica romana (Simona Izzo), depressa perché abbandonata dal suo amante catanese, e desiderosa di seguirne le orme…

In serata giunge una visita a sorpresa: la figlia (Maria Chiara Pappalardo) che non vedeva da tanto tempo. Nel film, a momenti tipicamente comici, si alternano follie, allegrie, rinfacci, e quadri culturali particolarmente intensi dove la scatenatissima Dolzedia recita pezzi classici tratti da Dante (in siciliano al professor Musumeci) o da Jacopone da Todi (alla fremente Simona Izzo).

“La divina Dolzedia” - aggiunge la protagonista - Io in persona Guia Jelo “la buttanazza”, che sta parlando in prima persona, con un cuore “tanto”, pieno di emozione, paura per le aspettative, diffidenza sulla propria persona e sul proprio talento, per riassumerla in atapica insicurezza, ma soprattutto pieno di gratitudine per questo bizzarro regista, addirittura più inconsueto e fuori dai canoni di me (il che è tutto dire), Aurelio Grimaldi che dipinge questo pittoresco quadro coraggioso oltre che faticoso, generosamente quanto me, quanto tutti noi e quanto tutti voi che dovrete digerire i tratti scurrili, le qualche spregiudicatezze che, nelle libertà che si concede l’arte dell’autore-regista, ne nasce il mio esserne vittima e allora per adeguarmi al vernacolo a tratti turpiloquiante dico: me la “spacchìo” (sottotitolo: me ne vanto assai con tutto il mio corpo) io sono la Divina Dolzedia che da nave scuola vintage, con qualche accennato e appena visibile decadimento fisico sotto le ascelle e nella tenera pancetta, rimane una nave scuola vintage ma sempre “pacchiona” (sottotitolo: molto bellissima assai e “fimmina”…).

Il film di Aurelio Grimaldi, decisamente particolarissimo nel suo far “sposare” il sesso (anche se mai qui palesato, seppur molto percepito) addirittura col la cultura, la voglia di evolversi con sapienza dalla popolarità che più popolare non si può fino a Dante e Jacopone da Toti...., il film racconta ventiquattro ore di vita, da sabato mattina al giorno dopo, di Dolzedia, stagionata prostituta di lunghissimo corso, che ancora riceve ‘clienti’ nella sua casa al centro di Catania, affittando la sua stanza a più giovani colleghe (come Lucy interpretata da Francesca Ferro) ma anche esercitando ancora il favoloso ‘gnicche gnacche’, gioco erotico ‘segreto’, che i clienti non possono svelare pena una maledizione infernale sulla loro testa; ma che ancora molti clienti ansiosamente richiedono e che io personalmente apprezzo molto essere e rimanere un mistero mai svelato che nel non apparire mai nella pellicola diventa ancora più simpaticamente inquietante e stuzzicante.

Nel cast: il debutto della mia pupilla, per la prima volta sullo schermo, Maria Chiara Pappalardo in una sublime scena, Francesca Ferro, Mario Opinato, Nellina Laganà, Fabio Costanzo, Claudio Musumeci, Jacopo Cavallaro, Giovanni Alfieri, Gabriele Vitale e la partecipazione straordinaria di Tuccio Musumeci e amichevole di Simona Izzo e Lucia Sardo e di Pippo Pattavina.