I 5 Stelle se la prendono con il gioco d'azzardo, ed è sicuramente un passo avanti rispetto ai migranti. Per sostenere l'articolo 9 del decreto dignità, provvedimento che sembra la pietra angolare dell'azione di governo dei grillini, che vieta la pubblicità per il gioco d'azzardo e le scommesse, Luigi Di Maio e altri attivisti giornalmente ci inondano di dati, rapporti, statistiche e testimonianze per dirci quanto scommettere e giocare abbia nuociuto finora a molti italiani e al Paese.

Nell'ultimo articolo sul "blog delle Stelle" ci viene ricordato, grazie ad una ricerca della Caritas di Roma, che "l'azzardo è una tassa sulla povertà che minaccia adolescenti e fasce deboli, crea dipendenza, indebitamento, causa perdita di posti di lavoro, alimenta la criminalità organizzata, crea degrado culturale e soprattutto toglie risorse alla nostra economia reale, ritardando la fuoriuscita dell'Italia dalla crisi. Non c'è quindi nessun motivo per pubblicizzarlo!

Secondo le ricerche del CNR, il numero di coloro che "azzardano" almeno una volta è pari a 17 milioni: quasi il doppio rispetto al 2014. La Caritas di Roma ci dice, nel suo Rapporto su minori e azzardo, che quasi il 40 per cento dei preadolescenti della scuola media inferiore (quindi dagli 11 ai 13 anni) conosce il gioco d'azzardo; e nelle scuole superiori il dato cresce fino al 72 per cento."

Non solo, in un altro articolo della stessa fonte, si parla della dipendenza dalle slot machine e di casi di persone rovinate da un familiare che spende in quei giochi tutti i soldi.

L'intenzione del divieto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro è il rafforzamento della tutela del consumatore e un più efficace contrasto alla ludopatia.

Bisogna ripeterlo. L'intenzione di tutto ciò è ammirevole, ma alla fine del "gioco" sembra pura ipocrisia. Infatti, se si vuole impedire alla gente di giocare, è sufficiente interrompere la pubblicità sul gioco d'azzardo, permettendo però che le persone continuino a scommettere on line e a giocare alle slot accessibili nei bar e nei locali costruiti ad hoc in moltissime città?

Questo tanto propagandato passaggio dell'ancor più propagandato decreto dignità rischia di essere l'ennesima foglia di fico da sbandierare per l'interminabile propaganda elettorale che caratterizza l'attività delle due forze politiche che fanno capo a questo governo. Se il gioco d'azzardo è una calamità, perché non proibirlo in toto o non renderlo meno invasivo di quanto lo sia adesso?

Ma non è che, in quel caso, verrebbero meno degli introiti fiscali che, al momento attuale, per il governo sono irrinunciabili? Quindi, vietando la pubblicità, si fa credere ai propri elettori che il problema sia stato affrontato e risolto mentre, invece, il flusso delle entrate fiscali provenienti dalle slot continuerà costante.