L'aereo di Stato con a bordo Giorgia Meloni è atterrato alla Joint Base Andrews, in Maryland, intorno alle 23:45 ora locale, le 5.45 di lunedì in Italia. In qualità di presidente del Consiglio, si è recata a Washington per assistere alla cerimonia di insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti.  La cerimonia non si svolgerà all'aperto come di solito, ma all'interno del Campidoglio, a causa della temperatura prevista in quella parte d'America, che nella capitale dovrebbe scendere abbondantemente sotto lo zero. Nell'occasione, Meloni dovrebbe avere un breve colloquio con Trump, a cui dovrebbe partecipare anche Elon Musk.

La presidente del Consiglio, sarà l'unico capo di governo europeo presente alla cerimonia di insediamento. La stampa (post) fascista esulta, spiegando la cosa come dimostrazione di un "rapporto privilegiato" che restituirebbe "centralità e protagonismo nel mondo alla nostra Nazione". L'altra spiegazione, molto più logica e verosimile, è che Trump non ha invitato ufficialmente chi, dopo i normali contatti diplomatici del caso, ha declinato l'invito.

Meloni, come ottimamente ricordato da Prodi, ha come linea politica quella di compiacere e ubbidire a chiunque lei consideri un referente cui non è conveniente dire di no. Per questo, dopo essersi fatta (paternamente) accarezzare da Biden, adesso corre a baciare la pantofola di Trump... e quella di Musk.

E tanto è il desiderio di rimarcare come personale tale rapporto, che la premier ha lasciato a casa i due vicepremier, Salvini e Tajani, facendosi accompagnare da una delegazione di partito: Carlo Fidanza, capo delegazione FdI al Parlamento europeo,  il deputato Antonio Giordano (entrambi come rappresentanti di ECR) e l'altro deputato meloniano eletto negli Usa, Andrea Di Giuseppe, un habitué della corte di Trump.

Con questa scelta, Meloni si conferma come mediatrice tra Trump e l'Europa. Il ruolo viene osannato dai media di regime (superfluo sottolineare il plauso dei politici della maggioranza), che però neppure si pongono il problema che tutti i vantaggi che potrebbero venirci dagli Stati Uniti di Trump potrebbero anche essere automaticamente tramutati in penalità dagli altri Paesi membri dell'Ue.