In un articolo pubblicato lo scorso settembre su il Manifesto si affermava che la caduta del'impero romano fosse da attribuirsi anche a due pandemie che lo avevano colpito. La prima fu la "peste antonina" del 165 d.C., l'altra fu la peste di Cipriano da collocarsi intorno alla metà del III secolo.

In questo periodo stiamo nuovamente lottando contro una pandemia che rischia di avere effetti devastanti sul piano economico e sociale a livello globale, non solo in Italia e non solo in Europa.

In questi giorni ne abbiamo avuto una riprova diretta. Prendiamo ad esempio quello che è accaduto e sta accadendo negli Stati federali. La Spagna che garantisce un forte livello di autonomie ai governi regionali, ha atteso alcuni giorni prima di poter decidere le misure di contenimento al contagio della Covid-19. La Germania, che è uno Stato federale, non è riuscita ad applicare misure di contenimento se non all'inizio di questa settimana. Fino allo scorso venerdì alcuni Lander volevano far disputare le partite di Bundesliga a porte aperte! Gli Stati Uniti, altro modello di Stato federale, non stanno prendendo misure di contenimento del contagio a livello nazionale. Il presidente Trump, causa le prossime elezioni di novembre, scarica su Pence e sui singoli Stati la gestione dell'emergenza, senza offrire una risposta coerente e pertanto efficace al contagio.

Così delle microscopiche entità biologiche che è pure difficile chiamare essere viventi, in pochissimi giorni, hanno messo in crisi e in discussione dei sistemi di aggregazione sociale ed economica che credevamo perfetti e inattaccabili sotto ogni profilo. Il contagio da Covid-19 ne sta svelando tutte le debolezze. 

In Italia, fino a pochi giorni fa, i profeti dell'iperliberismo - quelli che a causa dei dentini sputacchiavano come necessità ineluttabile il fatto che fosse indispensabile la meritocrazia ad ogni costo oppure quelli che tra un rutto e l'altro sostenevano che la libera impresa senza regole fosse l'unico sostegno allo sviluppo ed al mantenimento del benessere di una società - adesso strombazzano, senza alcuna vergogna, la necessità di uno Stato solidale e unito dove tutti, virtualmente, si devono abbracciare e aiutare. 

In un Paese senza memoria come l'Italia, questa gente probabilmente continuerà ad avere in futuro ancora il credito che già ieri non meritava, ma il problema, già oggi, è che dobbiamo iniziare ad ipotizzare se in futuro avremo ancora una organizzazione di Stato in cui gente simile possa liberamente promuoversi.

Le misure di contenimento promosse dai vari governi vengono accompagnate da annunci di misure economiche a sostegno a dir poco mirabolanti, mostrando tra l'altro tutte le contraddizioni e le illogicità delle istituzioni nazionali e transnazionali che ci governano, per le quali per i propri amministrati è possibile crepare a causa di una crisi economica, ma non per un virus! 

Queste contraddizioni, superata l'emergenza coronavirus non potranno non venire alla luce e non potranno essere accantonate con un'alzata di spalle. Ma il problema è come questa emergenza verrà superata. 

I virus, pur essendo degli esseri che definire viventi non è neppure corretto, mutano, si adattano e non è detto che divengano meno aggressivi di quanto già non lo fossero inizialmente. In base ad alcuni studi statistici, il ricorso alla terapia intensiva sui malati di Covid-19 in Italia è superiore del doppio rispetto alla Cina, anche se ancora non è chiaro (e quanto) se ciò debba essere attribuito al fattore età, visto che la popolazione in Italia è molto anziana.

Se la diffusione del contagio dovesse aggravarsi, allora potrebbe esserci il rischio che le persone decidano di non andare più sui balconi, ma scelgano di scendere per strada, a causa di una progressiva mancanza di tutele e risorse causate dal protrarsi del contagio. 

La scorsa settimana i media si sono ben guardati dal farlo sapere, ma in tutta Italia moltissimi lavoratori hanno incrociato le braccia in scioperi spontanei perché chiedevano tutele e sicurezza per continuare a lavorare, oltre a chiedersi perché loro dovevano continuare a lavorare mentre altri potevano non farlo e stare al sicuro in casa. Il Governo si è affrettato a buttar giù delle misure che non a tutti sono sembrate convincenti, così alcuni lavoratori si sono messi in ferie, altri lo sono stati messi dalle stesse aziende che dovevano adeguarsi alle nuove direttive, altri hanno continuato a scioperare.

Se le misure di contenimento dal contagio dovessero continuare, ed è logico che così sarà salvo capire per quanto tempo ancora, non è da escludere che la reazione delle persone possa essere incontrollata, specialmente se non fossero più garantiti i servizi minimi essenziali: dal cibo alla fornitura di energia. Ma se, progressivamente, quelli che adesso vanno al lavoro, in futuro  lo ritenessero un rischio eccessivo  e se ne stessero a casa, allora potrebbe essere il caos. 

In molti Paesi, per tale motivo, l'esercito è già in strada. Accade anche in Italia, ma solo per l'operazione strade sicure... ma non è da escludere che a quei soldati siano giunte o giungeranno a breve nuove direttive.

Naturalmente, tutto questo non significa che da domani ci sarà, almeno in Italia, una guerra civile. Però, dal punto di vista logico non è possibile escluderlo. 

Per questo, le conseguenze di questa pandemia, come è accaduto in passato, non potranno non avere delle ripercussioni sull'organizzazione politica, sociale ed economica, a livello globale. E questo potrebbe non essere un male... tutto però dipenderà da quali saranno le scelte che verranno fatte dopo il superamento di questa crisi.