Il successo dei Beatles è innegabile; fu maggiore nei paesi di lingua inglese, buono nel resto dell’Europa e del mondo occidentale. L’onda lunga è arrivata un po’ ovunque, ma il tutto durò otto anni, dal 1962 al 1970.
I “fab four” (*3), a corto di voce, non amavano le tournée dal vivo e facevano di tutto per evitarle, finché riuscirono a smettere. Va registrato anche il contenuto riscontro che trovarono in Italia, nel 1965. Non ci fu una particolare esaltazione, eppure erano i tempi del Piper ,il mitico locale romano della new generation, e dei capelloni. Naturalmente non mancarono una vivace curiosità e un certo entusiasmo giovanile, del tutto comprensibili.
Incontenibile invece fu la gazzarra negli Stati Uniti, con grave disappunto dei gruppi locali, e dell’ambiente musicale in genere, che si riteneva defraudato dai “copioni” inglesi e dagli altri che nel frattempo si stavano affermando. Si parlò di “british invasion”. Gli USA, con John in particolare, non furono mai teneri.
La regina Elisabetta elargì loro il titolo di “baronetti”. Qualche anno dopo John lo restituì e raccontò che, in attesa di essere ricevuti dalla sovrana, prima della cerimonia, lui e gli altri tre avevano fumato erba nei bagni di Buckingham Palace.
Il governo laburista li corteggiava, per accattivarsi le simpatie dei più giovani. Il gruppo rappresentava un'espressione popolare, utile a far dimenticare i guai della disoccupazione e della decadenza economica.
Titoli e simpatie li tennero al riparo per un po' dalle perquisizioni poliziesche, allora frequentissime, da parte dei governi decisi a dimostrare di non guardare in faccia a nessuno, quando si trattava di lotta alla droga. Dopo le irruzioni "a sorpresa", laddove un cantante dormiva tranquillamente in compagnia delle sue belle e della sua roba, la casa discografica pagava una cauzione e tutto finiva lì.
Il capitolo “sostanze” non è molto originale. Un po’ di tutto e di più, come si dice, ma John non fu mai un “drogato” per antonomasia, alla Morrison e alla Hendricks; rientrava nella categoria dei consumatori di alto bordo. E’ stato osservato che i testi delle canzoni dei Beatles fanno spesso riferimento all’uso di stupefacenti, in maniera più o meno velata ( un esempio per tutti “Lucy in the sky with diamonds”). Si trattava di un giochetto frequente in tutto il mondo.
Lennon praticava sport a intermittenza, con lunghi periodi di inattività, durante i quali viveva e lavorava praticamente a letto. Poco amante della guida, tutt'al più si divertiva in gare puerili con gli altri tre, ammaccando delle fuoriserie. Infine ebbe un incidente, in una delle rarissime occasioni in cui si era concesso una gita con Yoko e i rispettivi figli, e gli passò la voglia. Optò per una Rolls bizzarramente dipinta, condotta dall’ autista di fiducia Les Anthony, che ha riferito di alcune cosette che vi accadevano. Diversi anni dopo acquistò una Mercedes Station Wagon, poi venduta alle aste per collezionisti.
Amava i comportamenti intellettuali e l’ironia fine; se era di buon umore e non in preda ad uno dei suoi temibili attacchi di collera, si rivelava sagace e spiritoso, divertente e profondo. Forse per questo rimase attratto da Yoko Ono, artista alternativa di stanza a New York, specializzata in arte concettuale e nota per organizzare eventi “off” (*4).
Era l’epoca della cultura hippy * e delle nuove forme di arte figurativa. Stava emergendo Andy Wharol, un bizzarro ometto d’origine slovacca, sul cui talento artistico ancora si discute, proprietario di una “factory” (*5) di artisti e strambi compagni di vita. Andy, noto anche per l'abitudine a portare sempre strane parrucche, sosteneva che tutti dovrebbero godere di un quarto d’ora di celebrità.