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All’inizio i quattro giovanotti si facevano chiamare “Quarryman” e seguivano la corrente musicale detta “Merseybeat”, insomma erano dei beat ( in inglese, battere). Cos’erano dei beat? Rocchettari in salsa inglese. Per fare figo portavano i capelli un po’ lunghi con zazzere a coprire la fronte e all’inizio non se li filò nessuno. Erano magrolini con facce inespressive e poche ragazze al mondo li avrebbero trovati sexy.

John era forse ancora più impacciato degli altri. Nelle interviste dei primi anni si vede un ragazzo che fa strane smorfie e battute, così, tanto per fare. Il vero portavoce era il più accorto e disinvolto Paul. Gli altri due, non è che non contassero, ma contavano meno. Ringo Starr, agli inizi, fu  accusato dai critici musicali di non saper fare neppure una “rullata” degna di un vero batterista, ma entrò nelle simpatie degli altri, che gli tennero perfino il posto durante una malattia. George Harrison, allievo di musicisti di prestigio, sembrava immerso in un’ altra dimensione ( una volta portò tutti in India) ed era considerato, nell’economia del gruppo, un “servo di scena”. Agli addetti ai lavori la sentenza.

Pare che John avesse uno strano carattere: si impuntava su principi inderogabili, ma incomprensibili ai più. Per  molti, era solo un gran rompiballe.

Aveva diciotto anni quando la madre morì investita da un’auto. Da poco erano ripresi i rapporti tra i due: fu un colpo durissimo.


La carriera dei Beatles iniziò in sordina in un  locale “di giro” di Amburgo, molto adatto a gavette musicali per band emergenti o che mai sarebbero emerse. Ma loro ebbero fortuna, non si sa perché, forse per fortuna.

 

John è stato accusato di falsa eterosessualità. Ciò è assurdo, poiché evidentemente ebbe diverse storie d’amore, avventure di ogni genere, periodi promiscui, relazioni parallele: in definitiva, tutto il bagaglio sentimental – sessuale della rockstar che si rispetti.

Teneva certamente comportamenti sconcertanti, ma non troppo, se si guarda al contesto.

L’amicizia maschile è un elemento fondante dell’educazione d’oltremanica. E’ riportata in vari romanzi e film ed è spesso stata oggetto di ironia nel continente europeo. Nel cinema americano l’ ”inglese” in genere viene rappresentato in un certo modo, ricercato, un po' vizioso, come a dire un "dandy". Nella “ tradizione” britannica uomini e donne conservavano rituali di vita distinti, anche da sposati: l'uomo non rinunciava alla puntata giornaliera al pub, nemmeno nelle più importanti ricorrenze, le donne confluivano nei circoli.Tutto ciò ha sollevato ironie , specie tra i popoli latini, in particolare in Italia. In un parola, si consideravano costoro poco virili, secondo canoni di giudizio discutibili ma consolidati. Un po’ come accade oggi , con le culture diverse in genere, si creavano pregiudizi.


John era capace, nei suoi momenti di follia, di abbracciare e baciare sulla bocca un amico, dopo averlo fatto rotolare a terra con sé; o di uscirsene in affermazioni di affetto per altri maschi, senza inibizioni. Ma anche di criticare scherzosamente le canzoni dei rivali/amici Rolling Stones, definendole “da culattoni”. Era un personaggio fuori dagli schemi e poco prudente nelle affermazioni, senza dubbio. Basti pensare a quando disse che i Beatles erano più famosi di Gesù Cristo. Chiaramente desiderava solo esprimere lo stupore che gli stessi quattro dovevano provare, assistendo al delirio che avevano provocato. In quella fase, davvero i media parlavano più di loro che di qualunque altro argomento. Ma ne nacque un putiferio.


Poi c’era il loro manager, Brian Epstein. Di lui si è detto molto e forse non tutto il merito del successo della band gli va attribuito. Il lavoro fu corale e distribuito nel tempo tra varie figure, tra cui spicca George Martin.

Epstein non li mollava un attimo; era, in pratica, il quinto Beatle e così fu definito da John il giorno in cui si seppe che Brian si era suicidato.

Partì un vespaio di pettegolezzi: era gay, innamorato di Lennon, si era ucciso perché, dopo un’iniziale breve relazione, John avrebbe troncato per ovvii motivi.

Continua...