Il Parlamento ha costretto Boris Johnson ad includere il suo accordo per la Brexit in una legge, presentata lunedì, che adesso deve essere discussa alla Camera dei Comuni. Se dovessero essere rispettati i tempi che normalmente sono previsti per altri provvedimenti, i deputati britannici non saranno in grado di approvare il contenuto di quella legge se non alla fine del mese di novembre.

Johnson, per evitare anche questo ostacolo aveva presentato un calendario "accelerato" che avrebbe dovuto restringere i tempi di discussione della legge in soli 3 giorni, ovviamente facendo andare su tutte le furie le opposizioni.

Ma il premier britannico non si è limitato a questo. Infatti, se la sua mozione sul calendario abbreviato non fosse passata, allora Johnson aveva minacciato di ritirare la legge per l'applicazione del suo accordo per la Brexit e di indire elezioni anticipate.

Naturalmente, in tal modo, nel caso il Consiglio europeo non concedesse una proroga alla Brexit, il Regno Unito uscirebbe comunque dall'Europa il 31 ottobre... ma senza un accordo.

I tempi forzati di discussione auspicati da Johnson erano anche stati dettati dal fatto che, una volta approvato dal Parlamento britannico, per entrare in vigore il 31 ottobre l'accordo sulla Brexit dovrebbe poi essere ratificato dal Consiglio europeo. Per questo Boris Johnson ha fretta.

Con 308 voti contrari e 322 voti favorevoli la mozione di Johnson è stata però bocciata.

Dopo il voto, Johnson ha detto ai Comuni che avrebbe "messo in pausa" la legge sull'accordo per la Brexit in attesa di conoscere le intenzioni dell'Ue in relazione alla richiesta di proroga presentata il 19 ottobre, dicendosi deluso per il voto della Camera a causa del quale, adesso, il Regno Unito si troverà di fronte a dover affrontare ulteriori incertezze, aggiungendo però che, in un modo o nell'altro dirà addio all'Unione europea entro il 31 ottobre.