Il Quirinale non ha ancora inviato alcun messaggio di congratulazione... la presidenza del Consiglio idem... Donald Trump, forse, non è molto simpatico a chi rappresenta i vertici delle istituzioni italiane e, quasi sicuramente, non solo italiane.
Ma limitiamoci a vedere le reazioni in Italia, e quelle di Matteo Renzi in particolare che sulla vittoria di Trump non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Sempre molto presente sui social, il presidente del Consiglio si congratula con se stesso - ma questa non è una novità - ricordando i suoi tour a supporto del Sì, si rammarica per la morte di Umberto Veronesi, ricorda un appuntamento di domande e risposte su facebook in programma in tarda serata. E delle elezioni negli Stati Uniti? Nulla! Neanche un accenno.
Renzi e il suo amico Barack devono esserci rimasti molto male per la vittoria di Trump, così come i renziani che parlavano di "Hillary" come se fosse stata quasi una loro stretta parente. Deve esser stato un colpo troppo forte per Renzi e i suoi per poter esser smaltito in così poco tempo.
Ma quel che è peggio, adesso, è che il mondo politico e quello finanziario internazionale non avranno né tempo e neppure interesse per dedicarsi alla riforma costituzionale di Renzi fatta passare, in precedenza, come una specie di ultima spiaggia per le sorti dell'Italia. Adesso, JP Morgan ed altre aziende simili avranno qualche gatta da pelare più importante che perder tempo nel supportare le poltrone di Renzi. E Renzi sta tremando perché lo ha capito!
Ma il problema di Renzi è anche un altro. Come farà adesso a governare senza il riferimento del mondo politico ed economico che gli veniva dagli USA? Che cosa dovrà dire? Che cosa dovrà fare? Quali alleati dovrà scegliere? E come farà a proporre adesso gli USA come modello di riferimento per il "cambiamento" da lui auspicato per l'Italia e l'Europa?
Per ora, solo il giornale di partito l'Unità, visto che comunque non può venire meno alla necessità di informare, è stato costretto a scrivere qualcosa sulla sconfitta della Clinton, definendola la sconfitta di un'illusione (!) e descrivendo quella di Trump come la vittoria dell'inquietudine e della rabbia.
Ma quello che più "rode" a l'Unità è che coloro che vengono definiti "trumpisti" adesso sono passati all'attacco di Renzi. E come poteva essere altrimenti, considerate le dichiarazioni di Renzi e dei suoi a supporto della Clinton.
Così Salvini può scrivere su facebook che «quella di Trump è la vittoria del Popolo contro i poteri forti»! Definizione che - a prima vista - risulterebbe un paradosso dato che Trump è un multimilionario, ma in base a certe prese di posizione anti globalizzazione, purché vengano mantenute, non è per nulla sbagliata.
E che dire di Grillo, le cui dichiarazioni per il PD risultano peggiori di un pugno nello stomaco: «È pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. È l’apocalisse dell’informazione, della Tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco.»
E se ne deve esser reso conto pure Matteo Renzi che si è accorto di aver sbagliato cavallo affidandosi proprio a quell'America che è rappresentata e supportata da quel potere economico e finanziario che finora lo aveva aiutato a governare.
Ma se quel mondo si dissolve o se, più correttamente, si dissolve la possibilità di avere supporto da quel mondo, che cosa potrà mai fare Renzi da Rignano da solo contro le opposizioni e contro Bruxelles?
Ieri faceva il gradasso andando allo scontro con Juncker, ma da domani avrà lo stesso comportamento? Difficile crederlo. E a questo punto, se il Sì non vincerà al prossimo referendum, Renzi non diventerà certo un'anatra zoppa, ma una vera e propria porchetta già cotta e pronta per essere mangiata.