Ieri, sua eccellenza Giorgia Benita Meloni, purtroppo senza un cuscino sotto il sedere del sedile del cockpit dell'F-35 in cui era stata alloggiata con non poca fatica, si è rivolta a ringraziare i figli e le figlie della lupa, i balilla escursionisti e le piccole italiane che, muniti di regolamentare bandierina, la acclamavano festanti in piazza, scandendone il nome a più riprese.
Ma per il presidente del Consiglio, quella di ieri non è stata l'unica occasione per farsi acclamare. In serata, infatti, si è precipitata al presidio di Coldiretti Lazio davanti a Palazzo Chigi per festeggiare la presentazione del disegno di legge che vieta la produzione e la commercializzazione del cibo sintetico, ricevendo il plauso del suo presidente che per tale norma si è detto ancora più felice ed orgoglioso di essere italiano.
Di cosa stiamo parlando? Del ddl approvato ieri in Consiglio dei Ministri relativo a disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici.
Provvedimento che il comunicato di Palazzo Chigi riassume in questi termini:
"Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, ha approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge che introduce disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici.Nel rispetto del principio di precauzione, le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici. Il divieto comprende sia gli alimenti destinati al consumo umano sia i mangimi animali.In caso di violazione delle norme, sono previste sanzioni amministrative pecuniarie da un minimo di euro 10.000 fino ad un massimo di euro 60.000 ovvero fino al 10 per cento del fatturato totale annuo, con l’indicazione comunque di un tetto massimo, oltre alla confisca del prodotto illecito. Si prevedono ulteriori sanzioni amministrative che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea, per un periodo da uno a tre anni".
Nello stesso CdM sono stati approvati altri provvedimenti, ma la Meloni ha inviato nella successiva conferenza stampa i soli ministri della Salute e dell'Agricoltura a presentare il grande risultato prodotto sul cibo sintetico.
Questa la "performance" con cui Schillaci e Lollobrigida hanno illustrato il provvedimento e la motivazione che ne sta alla base...
"Un mondo che resti civile e in linea con quello che è stato lo sviluppo dell'umanità"...
Così il cognato ministro di Giorgia Meloni ha concluso la sequela di supercazzole, ovviamente con scappellamento rigorosamente a destra, con cui ha rabberciato i contenuti del ddl, per poi passare la parola al collega ministro della Salute che, senza alcuna vergogna, ha confessato che i sei articoli della legge non hanno nulla a che vedere con un rischio per la salute degli italiani, precisando che non esistono evidenze scientifiche che indichino che la carne coltivata possa, anche in futuro, creare danni a chi ne abbia fatto uso. E allora perché vietarla? Per il principio di precauzione... naturalmente basato sul nulla!
Per chi non sapesse un fico secco di ciò di cui si sta parlando, se ne ha voglia può ampiamente informarsi sul sito del Good Food Institute, un'organizzazione senza scopo di lucro che si impegna a promuovere e sviluppare tecnologie alimentari sostenibili, alternative alla carne, al pesce e ai prodotti lattiero-caseari tradizionali.
Il Good Food Institute è finanziato da aziende che hanno già investito e stanno producendo carni alternative e da "ricconi" e fondazioni con finalità filantropiche, tra cui Richard Branson, Bill Gates, Open Society Foundations del noto nemico dei sovranisti George Soros e la Good Ventures dell'imprenditore Dustin Moskovitz (co-fondatore di Facebook) e di Cari Tuna (giornalista e attivista).
In pratica la carne coltivata di origine animale e vegetale, di cui nessuno ha finora potuto mettere in dubbio la sicurezza, è un'alternativa alla carne tradizionale da promuovere e veicolare per i motivi logici ed evidenti, spiegati di seguito.
Per quale motivo è opportuno favorire la produzione e la distribuzione di questo tipo di carne?
Perché la quantità di carne prodotta è oggi quasi cinque volte maggiore di quella dei primi anni '60 anche se con grandi differenze tra i vari Paesi. In Italia il consumo medio è di quasi 80 kg a testa quando 60 anni fa erano di appena 21 kg!
Tale consumo, oltre che nemico degli animali, è anche nemico di foreste, oceani, biodiversità e, non ultimo, della nostra stessa salute, secondo Isabella Pratesi, Direttore Conservazione di WWF Italia:
"La nostra stessa sopravvivenza su questo Pianeta ci pone oggi l’obbligo - prima che sia troppo tardi - di ripensare il nostro sistema alimentare globale a partire dagli allevamenti intensivi. Oggi se vogliamo dare un futuro al Pianeta non basta più pensare ad abbattere le emissioni di CO2 dobbiamo ridurre le “emissioni” del sistema food che sono deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione di ecosistemi".
Quindi, favorire la produzione di carne "pulita", significa promuovere la sostenibilità ambientale.
"Una grandissima parte delle malattie infettive che hanno afflitto e affliggono l’uomo - tra cui il COVID-19 - sono trasmesse dagli animali. Il 60% delle malattie infettive umane e circa il 75% di quelle emergenti, che hanno colpito l’uomo negli ultimi 10 anni (come la malattia del Nilo occidentale, la SARS, l’influenza suina A H1N1), sono di origine animale. Oltre alla diffusione delle malattie, gli appetiti umani per la carne sono il motore scatenante di molte delle principali categorie di danno ambientale che oggi minacciano il futuro dell’umanità. L’inquinamento dell’aria e dell’acqua, i cambiamenti climatici, la distruzione di habitat prioritari, tra cui le foreste e le savane per fare posto a pascoli e monocolture destinate a produrre mangimi animali, l’alterazione dei cicli bio-geochimici, la resistenza agli antibiotici: sono tutti fenomeni che dimostrano concretamente a che livello di insostenibilità sia giunto l’attuale sistema zootecnico.È un dato di fatto che oltre il 50% degli antibiotici utilizzati globalmente è destinato all’allevamento animale e al settore veterinario, rappresentando un fattore di rischio per la selezione e diffusione di batteri resistenti. Oggi, in Europa 1/3 delle infezioni è causato da batteri resistenti agli antibiotici. Purtroppo, il nostro Paese detiene il triste primato nel contesto europeo, della mortalità per antibiotico-resistenza con il 30% dei decessi totali dovuti a batteri resistenti.Un altro notevole impatto degli allevamenti è quello sul cambiamento climatico. Nel comparto agricolo, tra i maggiori responsabili della produzione di gas serra ci sono gli allevamenti intensivi che generano il 14,5% delle emissioni totali.Le emissioni di azoto causate dagli allevamenti sono un terzo di quelle prodotte dall’uomo. A livello europeo, la produzione agricola è responsabile del 12% delle emissioni di gas serra: la maggior parte di queste emissioni – oltre il 60% - deriva dagli allevamenti, in particolare dal bestiame bovino. Inoltre, in Italia gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili, preceduti solo dal riscaldamento degli edifici. La crescente domanda di carne e derivati animali degli ultimi decenni ha determinato anche l’espansione incontrollata delle colture per mangimi, influenzando tutto il sistema agricolo mondiale. Ogni anno un miliardo e mezzo di tonnellate di mangimi, tra cui principalmente soia e mais, entra negli allevamenti intensivi di tutto il mondo. La soia ha avuto negli ultimi 20 anni un’esplosione produttiva che non ha precedenti nella storia dell’agricoltura ed è tra i maggiori responsabili della deforestazione planetaria." (fonte WWF)
Paradossalmente, i due ministri in veste di comici, Schillaci e Lollobrigida, ieri durante la conferenza stampa hanno dichiarato l'esatto contrario di ciò che è in realtà... senza vergogna e senza che i supposti giornalisti presenti li mettessero con le spalle al muro.
Oltretutto, il ddl prodotto è ancora più grottesco perché al punto 6, come confermato anche dal Sole 24 Ore, i divieti imposti all'articolo 2 non si applicheranno ai prodotti legalmente fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro dell'Unione europea quando l'Efsa, l'autorità Ue per la sicurezza alimentare, approverà l'uso negli Stati membri della carne coltivata che, pertanto, non ne potranno impedire la commercializzazione e l'uso. Ed è questo che accadrà anche in Italia... dove però rimarrà il divieto di produrla!
Una barzelletta che nessun organo d'informazione, almeno nelle scorse ore, è riuscito a riprodurre in tutta la sua gravità, che fotografa al meglio l'incompetenza, l'ignoranza, le falsità di questi soggetti che guidano il Paese.
Il motivo di questo ennesimo assurdo ddl?
Supportare gli allevamenti intensivi e le associazioni di categoria che rappresentano voti per i prossimi appuntamenti elettorali, a partire da quello delle europee. Null'altro. Oltretutto, gli allevamenti intensivi che questo disegno di legge favorisce sono l'esatto contrario della qualità alimentare che questi politici da quattro soldi vogliono tutelare. Anzi, favorendo quel tipo di produzione, danneggiano proprio la qualità della carne prodotta da piccole aziende agricole che, a chilometro zero, allevano e macellano capi di bestiame selezionato, come la chianina in Toscana.
E quel tale diventato ministro perché cognato della Meloni straparla di mondo civile, in linea con lo sviluppo dell'umanità!