Quando era sindaco di Firenze, Matteo Renzi, in più di un'occasione aveva snobbato i partigiani, anche per le celebrazioni della Liberazione di Firenze.

Adesso, con i fascisti all'uscio di casa, Renzi ha buttato giù dal letto il sindaco Nardella e alle 7 di domenica mattina si è fotografato con lui «in cima alla Torre di Arnolfo ... perché oggi è il giorno della liberazione di Firenze dai nazisti e dai fascisti. E da senatore del mio collegio ho accompagnato Dario Nardella lassù, in cima a Palazzo Vecchio, a sentire i rintocchi della campana della Martinella che 75 anni fa urlò al mondo che Firenze era libera».

Grazie ai partigiani non lo ha detto... figuriamoci. Però, purtroppo per lui, era comunque sottinteso.

Ma perché Renzi si scopre antifascista? Perché avendo fatto due conti - o più probabilmente avendoli ricevuti dai sondaggi commissionati - ha finalmente capito che un suo partito non avrebbe avuto i voti minimi necessari per continuare a dargli visibilità politica, oltre che un seggio, sapendo anche che, se si andasse al voto, la sua corrente nel Pd verrebbe sfoltita e non di poco.

Che fare, allora? L'unica cosa possibile dal punto di vista pratico e logico: rimandare in tutti i modi il voto.

Ecco con quale giustificazione:

«Ho fatto un'intervista al Corriere della Sera.
Il Governo gialloverde ha fallito, miseramente. Oggi potremmo cullarci nel ritornello: "Noi lo avevamo detto".
Il tempo è stato galantuomo davvero.
Ma un leader non può solo commentare ciò che accade: deve dare una visione.
Anche quando può creare polemica o divisione: "if you decide, you divide", mi ha insegnato Barack Obama.
Io ritengo che andare a votare con questo sistema istituzionale, con questo ministro dell'interno, con il rischio dell'aumento dell'IVA sia assurdo.
Faccio un appello a tutte le forze politiche - quelle più vicine e quelle più lontane, ma TUTTE - perché prevalga il senso delle istituzioni.
Per chi come noi pensa prima all'Italia che alla Ditta è il momento di dare una mano: una mano per evitare l'aumento delle tasse con un esecutivo istituzionale che impedisca la crisi economica e finanziaria. Sappiamo come gestire i conti pubblici, non sarà una manovra lacrime e sangue.
Salvini ha preso il 17% e vuole decidere tutto da solo: non funziona così. E non ha senso trasformare l'Italia in un campo di battaglia per chi si odia.
Prima mettiamo in sicurezza il nostro meraviglioso Paese, poi confrontiamoci in campagna elettorale e che vinca il migliore».

Toh, quello che vedeva i 5 Stelle come il fumo negli occhi oggi fa «un appello a tutte le forze politiche - quelle più vicine e quelle più lontane, ma TUTTE - perché prevalga il senso delle istituzioni».

Naturalmente a Renzi non importa nulla dell'Italia, ma solo della propria poltrona, quella presente e quella futura... soprattutto con un mutuo da estinguere per pagarsi la villa.


Da un altro quotidiano, l'Huffington Post, gli ha risposto così il segretario Pd, Nicola Zingaretti: «Il Governo ha fallito, noi non temiamo il voto. Proponiamo una visione alternativa per l'Italia e vogliamo parlare di lavoro, scuola, sanità, investimenti e non di accordicchi.

Un'esperienza di governo Pd-M5S, perché di questo stiamo parlando, regalerebbe a Salvini uno spazio immenso».

Dichiarazioni sincere o di facciata? È opportuno ricordarlo perché non ci sarebbe poi da stupirsi se, dopo aver parlato con Mattarella, Zingaretti dicesse, solo per senso di responsabilità verso il Paese (obbedendo agli inviti del capo dello Stato), di aver cambiato idea. In questo modo avrebbe la giustificazione per non andare al voto, con il paravento delle dichiarazioni attuali che lo scagionerebbero, almeno formalmente, di essersi adoperato a qualsiasi "furbata".


Anche Grillo si arrampica sugli specchi per trovare adesso una nuova maggioranza. Di Maio, non gli è da meno: «Dopo un anno di fatiche e anche di speranza, non vi meritavate che qualcuno aprisse una crisi di Governo l'8 agosto. Perché una crisi di governo ora è assurda, ma soprattutto è pericolosa. Porta con sé la preoccupazione che a dicembre possa aumentare l'IVA. Che possa saltare Quota 100 per chi voleva andare in pensione o che possa scomparire la tassazione al 15% per chi ha una partita Iva. Perché causare tutto questo? La risposta a voi. Credo che l'abbiate ben compresa.

Qualcuno dice che all'Italia serva un Governo forte. Bene, ce l'avevamo un governo forte e la Lega lo ha fatto cadere. Era quel Governo che aveva fatto tante cose che ora rischiamo di perdere.

Tutti mi chiedono: “E ora che succede?” Sento parlare di aperture, appelli e altri termini in politichese. Non ci sono giochi di palazzo che ci interessino, per il Movimento 5 Stelle ci sono semplicemente tre punti fondamentali:

1. Approvare subito il taglio di 345 parlamentari. Per la prima volta nella storia italiana c'è stata una forza politica che ha avuto il coraggio e la determinazione di eliminare le proprie poltrone. È un atto concreto, che vi farà risparmiare parecchi soldi e vi restituirà un Parlamento più efficiente. Ma è anche il simbolo di un cambiamento culturale e di mentalità della classe politica. Nessuno l'avrebbe mai fatto se non ci fosse stato il Movimento 5 Stelle. Ci aspettiamo adesso che nessun partito trovi scuse su questo, dopo che questa riforma ha già passato 3 voti di 4 necessari. Ne manca solo uno. Ci vogliono solo due ore ed è fatta. Solo due ore. E il mio appello è rivolto a tutte le forze politiche in Parlamento.

2. Approvato il taglio dei parlamentari, ci rivediamo subito in aula per capire chi abbia davvero intenzione di sfiduciare Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Movimento 5 Stelle sarà al suo fianco fino alla fine.

3. Ci affidiamo alle decisioni del Presidente della Repubblica.

L'unica apertura da fare è al buon senso. Tagliamo 345 poltrone. Nessun inciucio, nessun giochetto. Solo mezzo miliardo in meno di sprechi da investire in scuole, strade e ospedali».

Quello che Di Maio continua a dimenticare di ricordare è che con il taglio dei parlamentari, le elezioni, come minimo, verrebbero rimandate al prossimo anno.

Inoltre, nel frattempo, ci sarebbe anche la necessità di governare, trovando una maggioranza che supporti un Governo per fare almeno la legge di bilancio e poi... chissà.


Salvini, adesso, comincia realmente a preoccuparsi, dato che, andando al voto ora, non ci sarebbero comunque i tempi tecnici per presentare la legge di bilancio entro il 15 ottobre.

Mattarella avrà così il dovere di invitare le forza politiche a valutare accordi per sostenere un nuovo governo. E le forze politiche avranno così la possibilità di avere un supporto che neghi la loro responsabilità nel non aver voluto subito il voto.

Tutto questo finirebbe per mettere fuorigioco Salvini che, dai suoi slogan, fa capire il timore di essersi fregato con le sue stesse mani:

«Inciuci, giochetti di palazzo, governi tecnici o"di scopo" (?) non fermeranno la voglia degli Italiani di un governo finalmente forte, chiaro, libero, per tornare a correre, per l'Italia dei SÍ.
Ci stai???»

«Governo Renzi-Grillo-Boschi-Fico??? Le pensano tutte pur di salvare la poltrona!
Andiamo avanti Amici, per loro #primalapoltrona, per noi #primagliitaliani»


C'è il rischio, adesso, che il furbo Salvini si sia fatto autogol... un doppio autogol. Infatti, c'è il rischio per lui e per la Lega di dover affrontare lo scandalo "Moscopoli" senza più essere ministro dell'Interno. Non un problema di poco conto.