Questo martedì, gli ambasciatori della NATO hanno firmato i protocolli di adesione per la Finlandia e la Svezia presso la sede della NATO, alla presenza del ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto e del ministro degli Esteri svedese Ann Linde.
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato: “Questo è davvero un momento storico. Per la Finlandia, per la Svezia, per la NATO e per la nostra sicurezza condivisa”.
La firma è conseguente a quanto deciso la scorsa settimana al vertice di Madrid, dove i leader delle nazioni alleate hanno deciso di invitare Finlandia e Svezia ad aderire alla NATO dopo l'accordo trilaterale raggiunto tra Turchia, Finlandia e Svezia. Oggi sono stati firmati i protocolli di adesione, che segnano l'inizio del processo di ratifica.
Il Segretario Generale ha affermato che la porta della NATO rimane aperta alle democrazie europee che sono pronte e disposte a contribuire alla nostra sicurezza condivisa: “Con 32 nazioni attorno al tavolo, saremo ancora più forti e il nostro popolo sarà ancora più al sicuro, mentre affrontiamo i più grandi crisi di sicurezza da decenni”.
Ma che cosa abbia a che vedere la Turchia con l'Europa e con la democrazia, Stoltenberg non è riuscito a spiegarlo. E visto che questo capolavoro democratico è siglato sulla pelle dei curdi, che evidentemente per l'occidente non vale una cicca, proprio come quella dei palestinesi, è pertanto più che dovuta la seguente riflessione di Gulala Salih, nata a Kirkuk, impegnata nella politica sociale e nella difesa dei diritti delle donne e dei bambini curdi:
«Mi indigna profondamente la dichiarazione del presidente Draghi e della Commissione Europea: “L’alleanza della Nato si allargata e si è rafforzata, non c’è il rischio di una escalation, ma dobbiamo essere pronti. Putin voleva dividerci. Ma quello che ha ottenuto è un allineamento più forte tra Europa e Nato”. La loro sembra una preparazione ad una guerra studiata ed aspettata e nuovamente una chiusura dei confini e negazione dei diritti e della pace agli altri paesi.Con queste dichiarazioni i paesi della NATO hanno dimostrato che la loro priorità è replicare alle sfide poste da Putin e dalla Cina; di fatto la loro politica rimane indirizzata solo alla tutela dell’Europa e della Nato.La Nato per realizzare i suoi piani e i suoi interessi doveva perciò supportare un paese suo membro, che è di fatto governato da un dittatore, che reprime i diritti di molti suoi cittadini. Per ottenere questo risultato si è trovato un capro espiatorio e si sono sacrificati nuovamente i Kurdi; sono stati confermati l’export di armi ai Turchi e la repressione degli attivisti kurdi da anni angariati dai Turchi e da tutti i dittatori dell’area mediorientale. Non dobbiamo dimenticare che il popolo kurdo è stato sacrificato alla fine della Prima Guerra Mondiale nella divisione del Medioriente, stabilita proprio dalle potenze occidentali. Sembra che la storia si ripeta.Mentre Usa ed Europa erano concentrati sul problema dell’invasione dell’Ucraina e sull’allargamento e rafforzamento della Nato, l’uomo della pace [Erdogan, ndr], chiamato a far da mediatore, bombardava e tuttora colpisce il Kurdistan Iracheno e ha pianificato i suoi piani per allargare la sua occupazione della terra dei kurdi in Rojawa. Il veto della Turchia all’ingresso della Svezia e della Finlandia nella Nato era un’occasione per realizzare i suoi obiettivi e infatti è questo che è accaduto. La Nato invece non è mai intervenuta sui piani del dittatore Erdogan in Kurdistan e contro i kurdi, i ministri dei vari paesi dell’alleanza atlantica hanno sempre trattato e stretto le mani di Erdogan per loro giochi di interesse: non dimentichiamo a questo proposito anche l’accordo UE-Turchia sui migranti.La Nato ha aperto la porta alla Svezia e Finlandia, chiudendo la porta della giustizia e dei diritti ai Kurdi; questo comportamento ha dato via libera e garanzie ad Erdogan per giustificare ogni sua azione militare in Rojawa contro i partigiani kurdi e la politica interna in Turchia, per continuare a perseguitare ed opprimere i kurdi. L’Europa continuerà a ignorare l’appello dei kurdi, la sofferenza, la persecuzione secolare del popolo kurdo?È ora quindi che l’Europa e la Nato cambino il paradigma verso una vera politica della pace e della libertà».