Israele continua i suoi bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile nel sud del Libano - assassinando famiglie radendo al suolo le loro abitazioni in modo da spingere i sopravvissuti a fuggire cercando riparo al nord - alternandoli a quelli nel sud della periferia di Beirut che, a suo dire, prenderebbero di mira i vertici militari di Hezbollah... se poi saranno coinvolti decine o centinaia di civili... che importa... basta che non siano ebrei!
Il ministro degli Interni libanese, Bassam Mawlawi, questo giovedì ha annunciato che il numero di sfollati ufficialmente registrati è di 70.100 alloggiati in 533 centri di accoglienza, mentre sarebbero 13.500 i siriani che hanno lasciato il Libano per tornare in Siria.
Quale sia però la strategia di Israele e il punto di arrivo prefissato di questo nuovo conflitto contro il Libano non è chiaro a nessuno.
A Gaza, un fazzoletto di terra da dove non è possibile fuggire, Netanyahu e gli altri fanatici assassini che compongono il suo governo avevano dichiarato che in poche settimane avrebbero eradicato Hamas dalla Striscia. Dopo un anno Hamas è viva e vegeta e continua a opporre resistenza all'IDF, che a sua volta continua a radere al suolo gli edifici che non ha ancora polverizzato. Stiamo parlando di forse ventimila miliziani armati alla meno peggio che da 365 giorni, insieme alla popolazione civile, sono alla mercé delle più avanzate tecnologie militari di cui dispone l'occidente.
In Libano Hezbollah dispone di un esercito di cui non sono chiare le dimensioni, ma che non sarebbe inferiore a 50mila uomini, ben armati, ben addestrati e forniti di un arsenale di 150mila missili custodito non nelle soffitte delle abitazioni civili, come pateticamente vuol far credere lo Stato ebraico, ma in siti sotterranei, scavati nella roccia, da cui effettua i propri lanci.
E ora, Israele dice di voler invadere anche il Libano, nonostante le esperienze precedenti che come risultato hanno avuto solo quello di rinforzare Hezbollah numericamente e militarmente.
La notizia può essere interpretata come un mezzo per favorire una tregua con annessi colloqui per una trattativa per un definitivo cessate il fuoco?
No. Infatti, Netanyahu è stato costretto a smentirla all'istante dopo che gli altri fanatici che supportano la sua maggioranza, Ben Gvir in testa, hanno minacciato di ritirare l'appoggio all'esecutivo se l'IDF avesse interrotto l'attacco in corso.
A costoro si è aggiunto anche il ministro della Difesa Yoav Gallant, come riportato dal quotidiano on-line Time of Israel, citando il suo ufficio. Gallant ha incontrato il capo di stato maggiore dell'esercito, il tenente generale Herzi Halevi, il capo della direzione delle operazioni, il maggiore generale Oded Basiuk, e il capo della direzione dell'intelligence, il maggiore generale Shlomi Binder, per approvare la prosecuzione in corso dei piani dell'esercito contro Hezbollah.
Sul fronte opposto, il leader del movimento Ansarullah, Abdul Malik al-Houthi, oggi ha confermato il sostegno dello Yemen ad Hamas ed Hezbollah, annunciando per venerdì una manifestazione di massa in tutto il Paese e confermando di aver lanciato verso Israele, questa settimana, 39, tra missili balistici, missili da crociera e droni, a sostegno della resistenza palestinese.
E l'Iran? Per il momento tace o meglio denuncia i crimini di Israele indicando nuove linee rosse dopo che le precedenti sono già state tutte superate. Finora non è intervenuto direttamente nel conflitto e, secondo alcuni, non lo farà, preferendo concentrarsi sul completamento del programma nucleare che dovrebbe portarlo ad ottenere un'arma atomica a breve. In pratica, gli ayatollah non vogliono sprecare i risultati finora ottenuti quando manca poco all'obiettivo di diventare una forza nucleare regionale, dando una qualsiasi giustificazione a Israele e Stati Uniti per lanciare un attacco che potrebbe riportare indietro di anni il programma nucleare.
Probabilmente saranno i gruppi armati collegati a Teheran, presenti in Iraq e Siria, ad impegnare l'esercito israeliano.
Ed in questo scenario, Israele potrebbe avere la forza di sostenere un attacco di terra? Netanyahu potrebbe mantenere il suo incarico dopo aver fallito anche in Libano, che, prima di lui, è costato la poltrona anche a Olmert?