Per supportare quella che hanno definito "pensione di cittadinanza", i 5 Stelle hanno fatto pure ricorso allo Spi e alla Fondazione Di Vittorio... due facce della stessa medaglia, quella della Cgil, uno dei sindacati di cui più volte il "MoVimento" ha auspicato l'abrogazione.

La Fondazione Di Vittorio ha presentato lo scorso 26 novembre, in un evento organizzato in collaborazione con Spi Cgil, la ricerca dal titolo "La povertà energetica e gli anziani. Per una politica integrata di contrasto alla povertà", per discutere insieme a sindacalisti, rappresentanti delle Istituzioni ed esperti del tema, sulla cosidetta "povertà energetica", fenomeno che colpisce le fasce di popolazione più deboli e in particolare gli anziani.

La ricerca è oggi stata usata nel blog dei 5 Stelle a riprova della necessità di un provvedimento come quello che è stato definito "pensione di cittadinanza".

Ma allora, a differenza di quanto hanno detto in passato Grillo, Di Battista e Di Maio, i sindacati non sono i nemici del popolo e non vivono alle sue spalle, rubandone i soldi con il sistema del tesseramento più volte definito truffaldino. Evidentemente, qualcosa di utile i sindacati riescono a farlo! Idee e suggerimenti da loro proposti sono degni di essere ascoltati e valutati.

Bene. Partendo allora da questa nuova consapevolezza del "MoVimento", sarebbe opportuno che Di Maio prendesse nota di ciò che ha preteso che i suoi parlamentari votassero approvando la fiducia al decreto Sicurezza, ascoltando anche ciò che Susanna Camusso ha detto in proposito.

“Nel decreto sicurezza che è stato approvato alla Camera ci sono due ferite gravissime per il paese, la prima sull'uguaglianza, la seconda sulla legalità. Questo governo usa il popolo contro il popolo, facendo scelte per i forti e contro i deboli, ma in questo paese i deboli sono tanti, sempre di più.

Passiamo da essere un paese che sperimentava integrazione ed accoglienza, ad un paese che erige grandi muri col filo spinato, muri immateriali, ma che nella sostanza impongono chiusura e negazione di diritti. Quel decreto sancisce che c'è differenza, anche nell'accesso alla giustizia, tra chi è nato qui e chi qui ci è arrivato.

Immaginate se i ragazzi italiani trasferitisi all'estero si trovassero nelle stesse condizioni che il decreto Salvini impone a chi arriva in Italia e cioè trattati come nemici per il semplice fatto di essere stranieri nei paesi in cui sono emigrati.

C'è un'altra parte del decreto che ci preoccupa sul versante della legalità – ha spiegato la segretaria – perché l'idea che per colpire le mafie alla radice sia necessario seguire i soldi, intaccare i patrimoni, viene meno, visto che i beni confiscati tornano contendibili: questo è il più grande regalo all'illegalità.”

Forse il "sorridente" Di Maio si è distratto nel seguire le sue numerosissime attività e non ha valutato le conseguenze di ciò che ha permesso divenisse legge.

In compenso, però, il suo alleato Matteo Salvini sapeva benissimo ciò che stava facendo e adesso trasforma le sue "aberrazioni" in propaganda, in nome del cambiamento!