In un momento di crisi come questa, a causa del coronavirus, emerge a mio giudizio un sentimento comune: ci siamo resi conto che in fondo siamo abitanti, ospiti momentanei, di un mondo fragile.
In fondo, noi viviamo in un ambiente con il quale interagiamo continuamente. L’ambiente in cui viviamo è la nostra culla, noi viviamo bene finché interagiamo con l'ambiente, ma solo se è sano.
Purtroppo da qualche decennio abbiamo dimenticato molte cose e ne abbiamo introdotte altre sempre pensando solo al progresso, alla crescita e all’economia, dando vita ad una serie di situazioni che alla fine in un modo o nell’altro hanno modificato l'ambiente o cambiato le nostre abitudini.
Tutti siamo stati mangiati dalla mania di grandezza, abbiamo mandato sonde su Marte, abbiamo scoperto pianeti, abbiamo fatto dirette con gli astronauti, abbiamo costruite grandi dighe, grandi porti, grandi navi, grandi aerei, armi potenti e… nonostante tutto ciò siamo stati messi in ginocchio da un virus.
Un "qualcosa" di non vivente, un piccolo insieme di proteine e acido nucleico rna di 60-80 nm, un milionesimo di millimetro.
Un' umanità che costruisce tante cose enormi , messa in ginocchio da un qualcosa di non vivente grande appena qualche milionesimo di millimetro.
Questa era una cosa possibile, non imprevedibile, ma abbiamo pensato di escluderla... forse si pensava più ad una guerra, al terrorismo piuttosto che ad un piccolo, sub microscopico nemico e neppure tanto potente in fondo, se proprio vogliamo essere puntigliosi.
Purtroppo questo nemico è nell’ambiente, proprio in quell'ambiente che interagisce con noi ogni giorno della nostra vita, proprio quello che sporchiamo ogni giorno con emissioni dolose e colpose di tutti i tipi.
Anzi, nel caso del coronavirus, gli abbiamo fornito con il pm 2,5 e 10 anche un probabile comodo taxi… i virus nelle zone più inquinate si saranno posati su queste particelle e qualcuno sarà morto, altri sopravvissuti anche a lungo e portati lontano con il vento.
In Italia, poi, abbiamo blindato le facoltà di medicina con il numero chiuso, credevamo forse che erano troppi i medici ? In Campania sono stati chiusi ospedali e credo che lo stesso si sia fatto un poco in tutta Italia... per "razionalizzare la spesa"?
Alla fine in tanto benessere e progresso devo ammettere che ci siamo trovati senza medici e infermieri , senza mascherine, respiratori e altro.
Brutta e ridicola situazione per un mondo proiettato verso grandi progressi e conquiste.
Abbiamo perso mesi e anni sui social a parlare contro i vaccini , gestendo a mio avviso "malissimo" tutta la vicenda, abbiamo dato la possibilità al pizzaiolo, al camionista, all’ idraulico, al ragioniere e peggio… al politico senza titoli… o al sindaco del paese... di parlare di salute, di farsi garanti su argomenti sconosciuti su cui non avrebbero dovuto nemmeno metter bocca.
A volte abbiamo sentito parlato male dei medici, le lauree - si leggeva - si prendono con i punti Mira Lanza…o peggio: "oggi attraverso internet ognuno può fare una diagnosi"... la scienza pubblicata diventava oggetto di recensioni da parte del primo giornalista con un diploma liceale... o del politico del momento.
Per risollevarci, è inutile credere che sia necessario fare missili e aerei, oppure il ponte sullo Stretto o la mega industria dell’acciaio, o l’aereo che va in America in tre ore, o l'aeroporto sotto casa ogni 50 km... iniziamo ad investire nelle cose semplici ed ecosostenibili che possono servire a tutti.
Evitiamo di avere mega industrie o mega strutture senza avere ospedali, ambulatori periferici, strutture sanitarie adeguate le cose di tutti i giorni "a misura d'uomo"... non creiamo ricchi per avere ..poi la mancia per costruirci le cose necessarie nell'emergenza.
Iniziamo a sostenere le famiglie, a partire da quelle più bisognose, diamo sostegno agli anziani, agli invalidi, miglioriamo la sanità rispettiamo ciò che la scienza ci dice e ripartiamo pure... ma con obbiettivi diversi rispetto al passato.
Indeed, the earth
and the environment in which we live is like a timeshare property,
so we have a moral obligation to leave it clean – after “using” it – for
the future generations.
V. Petrosino, M. Coletta, D. Testa - Cancer&Science 2019 U.S.A
https://drive.google.com/open?id=1Z9ZyRnoPdSBD-P9InIFeJ_QZjsTRIZUU