Quanto sta accadendo in questo momento negli Stati Uniti, tra elezioni (e non solo quelle presidenziali) e Covid, oscilla tra il grottesco e il paradossale... tutto a causa di Trump.
Nell'ansia di recuperare nei sondaggi, ormai il presidente degli Stati Uniti durante i suoi comizi ha smesso di parlare di programmi limitandosi solo a dire quanto sia stato grande ciò che ha fatto finora e quanto grande sarà ciò che farà in futuro chiedendo il voto per proseguire nel proprio mandato e non mancando di insultare chiunque si opponga alla sua riconferma.
Così, ieri sera in un comizio tenuto a Macon, in Georgia, Trump ha accusato Joe Biden e suo figlio Hunter di fare parte di una "famiglia di criminali... I Biden sono un'impresa criminale, una delle più corrotte della storia americana... Hunter non ha guadagnato soldi finché suo padre non è diventato vicepresidente".
Non soddisfatto, Trump ha poi fatto riferimento alla notizia delle e-mail che sarebbero state recuperate illegalmente da un computer di Hunter Biden (riportata dal New York Post), definendola "il più grande scandalo politico" della storia statunitense, "dopo l'attività di spionaggio sulla mia campagna elettorale orchestrata da Obama", sostenendo un coro dove i presenti scandivano "arrestateli" che ha commentato in questo modo: "Concordo con voi al 100%".
Un'immagine, quella attuale di Trump, che in un suo editoriale il New York Times descrive in questi termini: corruzione, rabbia, caos, incompetenza, bugie. Il giornale sostiene che la campagna per la sua rielezione "rappresenta la più grande minaccia per la democrazia americana dalla seconda guerra mondiale.Il disastroso mandato di Trump ha già gravemente danneggiato gli Stati Uniti in Patria e in tutto il mondo. Il presidente ha abusato del potere del suo ufficio e negato la legittimità dei suoi oppositori politici, infrangendo le norme che hanno tenuto insieme la nazione per generazioni. Ha messo in secondo piano l'interesse pubblico rispetto ai suoi interessi economici e politici. Ha mostrato un disprezzo senza precedenti per la vita e la libertà degli americani. È un uomo indegno della carica che ricopre..."
Ma il giudizio che il NYT dà di Trump è anche il giudizio che ormai anche molti dei senatori repubblicani danno di lui in pubblico, dissociandosi più o meno apertamente dalle sue dichiarazioni e dalle sue decisioni, soprattutto per motivi pratici, dato che circa un terzo dei seggi al Senato dovranno essere rinnovati a novembre e i senatori dem che, al contrario di quelli repubblicani, stanno raccogliendo enormi somme di denaro a supporto della loro campagna.
E i senatori repubblicani che vedono a rischio la riconferma a causa delle dichiarazioni sempre più assurde da parte di Trump, adesso stanno iniziando a prenderne le distanze.
Il senatore Ben Sasse del Nebraska ha accusato Trump di "flirtare" con dittatori e suprematisti bianchi, facendo allontanare gli elettori tanto che alle prossime elezioni per i repubblicani, al Senato, si prospetta un bagno di sangue.
Anche il senatore Ted Cruz, del Texas, ha usato la stessa espressione, "un bagno di sangue per i repubblicani di proporzioni simili a quello successivo al Watergate" per descrivere quello che sarà il risultato delle elezioni al Senato.
Venerdì, Mitt Romney, senatore dello Utah, ha pesantemente criticato Trump per non aver condannato QAnon, movimento cospirazionista pro-Trump che l'FBI ha definito terroristico, accusandolo di barattare i principi costituzionali con la speranza della sua riconferma alle prossime elezioni.
Anche il senatore del Kentucky, Mitch McConnell, leader della maggioranza GOP, si è opposto ad un piano di stimolo dell'economia "in grande stile", multitrilionario, annunciato nelle ultime ore da Trump, che fino a pochi giorni fa lo aveva osteggiato, nonostante gli appelli dei democratici e della speaker della camera Nancy Pelosi.
E vista la situazione, Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud e uno dei sostenitori più accesi di Trump, si è limitato a predire che il presidente potrebbe benissimo perdere la Casa Bianca.
E Trump come ha risposto a questo cambio di umore nel partito? Venerdì, con un tweet se l'è presa con la senatrice (anch'ella repubblicana) Susan Collins del Maine, perché ha detto che non avrebbe votato a favore della nomina a giudice della Corte Suprema di Amy Coney Barrett voluta da Trump.