L’emergenza dei costi dell’energia ha raggiunto livelli molto preoccupanti se non addirittura drammatici. Politici, imprenditori e gente comune sono tutti concordi sul fatto che sia necessario trovare urgentemente una soluzione che permetta di far sopravvivere aziende e cittadini. Le possibili soluzioni nell’immediato, non sembrano molte, anche aumentando il debito pubblico, la situazione rimarrebbe comunque grave per la nostra economia.

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento, cosa non semplice in tempi brevissimi, non è sufficiente a risolvere il problema. L’installazione di altri rigassificatori potrebbe aiutare, ma comunque i prezzi del gas rimarrebbero alti. Forse l’incremento dell’estrazione di gas dal nostro territorio, sconsideratamente bloccata in passato per motivi ideologici, potrebbe dare qualche sollievo. L’incremento delle fonti rinnovabili sicuramente utile, riuscirebbe comunque solo parzialmente a soddisfare il fabbisogno energetico. Il ritorno al nucleare sarebbe la soluzione ma praticabile su tempi lunghi.

A questo proposito, le ragioni degli ambientalisti preoccupati per la sicurezza sono puramente ideologiche, considerando che i nostri confini settentrionali sono circondati da decine di centrali nucleari dalla Francia alla Slovenia. Se l’incidente di Chernobyl, nei primi anni 80, ha scatenato il panico in Italia, da una distanza di migliaia di chilometri, figuriamoci un incidente in una centrale in Slovenia a poche decine di chilometri dal confine. Va anche detto che, nelle centrali dell’Unione Sovietica di allora, le misure di sicurezza non erano paragonabili a quelle che attualmente possono essere adottate grazie a tecnologie enormemente più affidabili e sicure.

In definitiva, soluzioni soddisfacenti, nell’immediato non si vedono, nonostante tutti i politici si affannino a proporne di tutti i tipi nelle loro campagne elettorali. Penso che il vero problema sia stato causato da miopia politica condita con una buona dose di ingenuità, sempre politica, sia in Europa sia in Italia, soprattutto dai governi degli ultimi dieci anni, che consideravano le decisioni prese in Europa come scritti sacri.

Prima di decidere le sanzioni contro la Russia, quando ha invaso la Crimea nel 2014, sarebbe stato necessario immaginare una situazione come quella attuale e premunirsi in tempo. Si sarebbe dovuto anche prendere in considerazione la possibilità di una escalation e l’inaccettabile invasione russa dell’Ucraina poi, ha fatto precipitare la situazione. Gli Stati Europei, ingolositi dal basso prezzo del gas russo, si sono rifiutati di pensare che un ricatto russo sulle forniture di gas, prima o dopo sarebbe arrivato. Non si può dare un pugno in faccia a uno, anche se lo merita, e poi aspettarsi da lui cordialità e relazioni amichevoli.

Per gli USA è stato facile decidere le sanzioni poiché non sono dipendenti dal gas russo, mentre l’Europa avrebbe dovuto premunirsi prima di metterle in atto.

Il mio pensierino di questa sera è che l’Europa, così come si presenta, non funzioni a dovere perché si trova in balia degli eventi internazionali senza saper reagire tempestivamente, oltre che a essere dilaniata dagli interessi individuali dei singoli stati. Nel nostro continente vale e prevale il detto popolare friulano che recita: Ognidun bale con so agne (Ognuno balla con la propria zia.)