Il dialogo instauratosi fra Trump e Putin ha avuto diversi effetti oltre a quello immediato di avviare il processo negoziale sull’Ucraina.

La cosa più importante di tutte, forse, è l’inizio di un nuovo disgelo fra le superpotenze, quasi in stile anni ‘80. È una normalizzazione dei rapporti che dal semplice ripristino delle relazioni commerciali e finanziarie potrebbe arrivare fino a una divisione delle sfere di influenza in stile conferenza di Yalta.

L’altro risultato di notevole portata è il ridimensionamento della figura dell’Europa sulla scena, sia per quanto riguarda l’Ucraina sia più in generale nel quadro internazionale. Subito è scattato il moto di orgoglio di Bruxelles e dei governi dei Paesi UE, che pretendono come minimo un posto al tavolo dei negoziati. In realtà vogliono molto di più, vogliono ciò che credono spetti loro di diritto: l’ultima parola sul futuro di Kiev e di Mosca.

Tuttavia, oggi i leader europei sono dominati da sensazioni negative: secondo il portale belga Euractiv si trovano in uno stato in un cui si mescolano “preoccupazione, negazione e accettazione”.

Alcuni ministri della Difesa dei membri UE rivendicano il ruolo fondamentale dell’Europa come unica possibile garante della sicurezza ucraina: lo afferma il ministro olandese Ruben Brekelmans.

Il suo omologo estone Hanno Pevkur sottolinea l’impegno profuso dagli Stati europei nel finanziare lo sforzo bellico di Kiev e nel contrastare la Russia con quindici pacchetti di sanzioni. Non solo, ma l’Europa sta investendo molto anche nella ricostruzione dell’Ucraina, asserisce.

E sul contributo militare della UE e dei Paesi NATO europei rincara la dose il ministro svedese Pål Jonson, secondo cui per gli alleati europei è “naturale” essere parte delle trattative, perché hanno dato il 60% del supporto militare.

Tutta questa insistenza sull’appoggio militare e politico dato dagli alleati - un appoggio concreto e costoso - farebbe concludere che sì, ben venga l’Europa al tavolo negoziale, perché è di fatto una controparte del conflitto!

E allora però ne dovrebbe accettare tutte le conseguenze, soprattutto quelle negative, che sono ormai inevitabili per l’Ucraina. E invece Bruxelles e soci pretendono di dettare le condizioni per il loro protetto Zelensky e per il loro nemico Putin, come se avessero vinto la guerra.