A complicare l'inestricabile labirinto di alleanze che caratterizza la guerra civile che da otto anni si combatte in Siria, la notizia che le milizie schierate a supporto del presidente siriano Bashar al-Assad si uniranno a breve alle forze curde nell'area intorno alla città di Afrin, per respingere l'invasione dell'esercito turco.

La Turchia, a metà dello scorso gennaio, ha invaso l'area nord occidentale della Siria per combattere i miliziani curdi dell'YPG - considerati da Ankara un gruppo terroristico al pari del PKK - che difendono la popolazione curda che, in gran parte, abita in quell'area.

L'YPG è stato supportato dagli Stati Uniti per combattere lo Stato Islamico e per liberare dalla sua occupazione alcune delle più importanti città nel nord della Siria.

Il governo del presidente Bashar al-Assad e l'YPG non possono certo considerarsi alleati, tanto che i rispettivi schieramenti sono collocati tra le opposte fazioni e alcune volte si sono anche affrontati direttamente, anche se entrambi hanno avuto come causa comune la lotta contro le forze radicali islamiste.

È stata l'agenzia di stampa SANA, tramite il suo corrispondente ad Aleppo, a divulgare questa ennesima evoluzione della guerra in Siria dopo che già domenica, un funzionario curdo aveva anticipato l'accordo con la Siria, per consentire all'esercito di Assad di entrare ad Afrin.

Adesso, l'invasione turca diventa una guerra tra Stati, tra Turchia e Siria, con la Russia che supporta la Siria, ma da molti mesi a questa parte ha ottime relazioni diplomatiche e commerciali con la Turchia che, a sua volta, è parte dell'alleanza Nato, e quindi di Europa e Stati Uniti.

Una matassa, quella siriana, che, nonostante la sconfitta dell'Isis, rischia sempre più di ingarbugliarsi in una guerra dove è impossibile, ormai, capire chi siano i nemici e chi siano gli alleati.