"Per la prima volta nella storia, il presidente di uno Stato straniero ha parlato alla Knesset in videoconferenza. E ha parlato al popolo d'Israele. Il presidente dell'Ucraina, accusato da Mosca di "nazismo", ha parlato alla Knesset, al popolo di Israele".

In realtà, le parole di Zelensky non sono esatte. Domenica il presidente ucraino, via Zoom, non ha parlato alla Knesset, ma ai membri della Knesset, anch'essi collegati via Zoom. Infatti, la sede del Parlamento israeliano era chiusa e lo è rimasta nonostante l'appuntamento programmato. Da Israele dicono che sarebbe stato troppo complesso convocare l'assemblea in seduta straordinaria... ma la scusa non sembra credibile. Chi richiami il sito ufficiale del governo israeliano, potrà consultarne le pagine anche in russo, nonostante la comunità ebraica nella Federazione russa (al massimo non più di 180mila persone) sia inferiore a quella ucraina (intorno alle 220mila persone)... a dimostrazione di quanto siano radicati  i rapporti tra le due nazioni.

Non è ben chiaro quali siano gli interessi di Mosca nel tenere ottimi rapporti con Tel Aviv, mentre da parte israeliana le motivazioni sono alquanto evidenti e sono rappresentate, principalmente, dalla possibilità di poter colpire in Siria le installazioni iraniane e dal fatto che Mosca sia parte attiva nel negoziato sullo sviluppo del nucleare in Iran. Poi ci sono gli investimenti degli oligarchi russi... 

Zelensky doveva cogliere questi segnali e non lo ha fatto, così nel suo discorso ha ricordato ad Israele che quanto sta accadendo in Ucraina è un genocidio, paragonando la Germania di Hitler alla Russia di Putin e gli ucraini vittime delle bombe russe agli ebrei vittime delle camere a gas dei nazisti. La soluzione finale di Hitler è la stessa pensata da Putin, seppure realizzata con altri mezzi.

E su queste basi, Zelensky ha chiesto ai membri della Knesset (alcuni non erano presenti, soprattutto gli arabi israeliani perché legati da rapporti con la ex Unione Sovietica!) perché Israele non avesse ancora imposto sanzioni alla Russia e perché non inviasse a Kiev armi che possano aiutare l'Ucraina a difendersi, aggiungendo che "l'indifferenza uccide".

Le parole del presidente ucraino non sono state accolte con entusiasmo dalle istituzioni israeliane, a parte qualche eccezione, e in molti, più o meno apertamente, hanno visto quasi come un sacrilegio la similitudine tra quello che sta accadendo in Ucraina e la shoah. La shoah per Israele è stata finora un credito inestinguibile per Israele e deve rimanere tale, perché ha fatto da scudo allo Stato ebraico per consentirgli di agire al di là delle regole del diritto internazionale. Se Israele lasciasse passare l'idea di possibili paragoni, qualunque paragone da chiunque venga ipotizzato, sarebbe l'inizio della fine di tale scudo e lo Stato ebraico finirebbe per dover venire a patti con la legalità cui sono soggetti gli altri Stati, finendo per perdere gli attuali privilegi, che si tramutano anche in vantaggi economici.

L'unicità di Israele è dimostrata dal fatto che nessuno, in occidente, abbia rinfacciato a quella nazione di essersi limitata ad inviare solo degli aiuti umanitari a Kiev e di essere disponibile solo ad accoglierne i rifugiati di religione ebraica... gli ucraini non ebrei in Israele possono soggiornare solo per qualche tempo dopo aver pagato una tassa di qualche migliaio di dollari. Questo è il senso di umanità da parte dello Stato ebraico.

Resosi conto di come stiano le cose, anche Zelensky è venuto a patti e nella notte ha cercato di rimediare il suo affronto allo Stato ebraico dichiarando che 

"ovviamente Israele ha i suoi interessi, una strategia per proteggere i suoi cittadini. Lo capiamo. Il primo ministro israeliano Bennett sta cercando di trovare un modo per negoziare con la Russia. Gli siamo grati per ogni sforzo fatto affinché prima o poi si possa iniziare a parlare con la Russia, magari a Gerusalemme. Questo è il posto giusto per trovare la pace. Se è possibile".

E stamani, il premier Bennett, dall'aeroporto Ben Gurion dove si era recato per salutare la partenza di una missione per allestire un ospedale da campo in Ucraina, ha magnanimamente accettato il fatto che Zelensky si sia coperto il capo di cenere dichiarando che nessun altro Paese, in proporzione, stava fornendo aiuti umanitari tanto quanto Israele e di capire lo stato d'animo del presidente ucraino, precisando però che l'olocausto non potrà mai avere termini di paragone.

In precedenza, Bennett, in una conferenza stampa, aveva detto che pur essendoci stati progressi nei colloqui sul cessate il fuoco mediati da Israele tra Russia e Ucraina, sono ancora presenti distanze "molto grandi" nelle posizioni tra le due parti.