Ci sono libri che scorrono lisci come una ballad romantica e altri che ti travolgono con l’energia di un assolo di sax suonato a mezzanotte in un jazz club fumoso. E poi c’è Mannaggia! Poteva essere Jazz di Vicente Barra, che riesce a essere entrambe le cose, con la stessa eleganza con cui un musicista naviga tra le note senza spartito.
In queste pagine troviamo Aldo, un bancario con un’ossessione per la vela, e Cesare, un ex musicista con il cuore ballerino (letteralmente). Due uomini, due storie, un incontro su una barca che è più di un semplice luogo: è il palcoscenico di una confessione, un punto di svolta, un porto sicuro dove le parole scivolano come note su un pentagramma.
Una vita tra sogni, rimpianti e rock’n’roll.
Cesare è il classico ex ragazzo di belle speranze che voleva spaccare il mondo con la musica. Ha suonato, inciso dischi, sognato il successo, ma si è trovato a fare i conti con qualcosa di più grande di lui: un cuore che decide di prendersi delle pause sceniche nei momenti meno opportuni. La sua storia è un crescendo di ambizioni e delusioni, di notti passate a comporre pezzi che nessuno ascolterà mai abbastanza.
E Aldo? Lui è l’esatto opposto. Un uomo che ha scelto la stabilità, che ha rifiutato una carriera più brillante per restare vicino al mare e alla sua barca. Se la vita fosse un genere musicale, quella di Aldo sarebbe una sonata ben strutturata, mentre quella di Cesare un’improvvisazione blues fatta di accordi storti e strappi d’anima.
Un duetto inaspettato.
Il bello di Mannaggia! Poteva essere Jazz è che non segue le solite regole della narrativa: non cerca di commuoverci con lacrime facili né di stupirci con colpi di scena a effetto. La sua magia sta nel ritmo delle conversazioni, nel contrasto tra due uomini che sembrano opposti e invece hanno più in comune di quanto credano. Barra scrive con una leggerezza che non è mai superficiale, con dialoghi serrati che sembrano scritti per il cinema, e con una capacità rara di trasformare un semplice racconto di vita in qualcosa di universale.
Perché leggerlo?
Perché è un romanzo che sa di mare e di nostalgia, di strade non percorse e di melodie lasciate a metà. Perché è una storia che ci ricorda che non è mai troppo tardi per accordare la nostra vita su una nuova frequenza. E perché, alla fine, anche se Mannaggia! Poteva essere Jazz, va benissimo così com’è.
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