In uno dei suoi racconti più articolati, Sophie riferisce al giornalista Nuzzi un episodio avvenuto il 22 giugno 1983. Racconta di aver visto una vettura con a bordo due uomini: uno era monsignor Vergari, rettore della basilica di Sant’Apollinare (successivamente ritenuto estraneo ai fatti), l’altro Enrico De Pedis, noto esponente della Banda della Magliana.
Secondo quanto riferisce Sophie L. fu proprio De Pedis a proporle un impiego come promotrice per un evento, promettendole un guadagno considerevole. Sophie afferma (nei panni di Emanuela) di aver accettato di collaborare, preparandosi anche a celebrare una messa per Vergari quella stessa sera. Dopo la sua lezione di musica, avrebbe atteso l’auto in strada, salutato un’amica e poi sarebbe salita a bordo. Da quel momento, ogni traccia di lei si sarebbe persa.
Salire su una macchina con un estraneo potrebbe sembrare illogico ma se prima l'uomo della "macchina" era con mons. Vergari, e se lo stesso Vergari aveva chiesto ad Emanuela di aiutarlo a preparare messa, potrebbe essere plausibile che Emanuela salì sull'auto senza molte preoccupazioni... o forse no.
La sorella di Emanuela Federica racconta più volte che quando Emanuela, alle 19 circa, telefonò a casa per chiedere consigli sull'offerta di lavoro, la proposta economica era di 350.000 lire. Successivamente questo ammontare diventa 375.000 lire, come la stessa Manuela riferisce all'amica Raffaella Monzi. Potrebbe nel frattempo esserci stata una rivalutazione dell'offerta, forse a causa della reticenza della ragazza?
Emanuela avrebbe potuto fidarsi e ammaliata da un'offerta economica ancora maggiore, avrebbe accettato di completare il discorso sul lavoro mentre l'uomo le prometteva di accompagnarla dal monsignore.
Un rientro verso Sant'Apollinare in completa sicurezza visto che tutti i compagni della scuola di musica si erano già affrettati a prendere direzione verso le loro rispettive dimore.
Su questo filo di pensiero è utile ricordare secondo alcune ipotesi investigative, che Emanuela Orlandi, attirata con il pretesto della messa all’interno della chiesa di Sant’Apollinare, sarebbe caduta in una trappola.
A sostegno di questa tesi vi è una lettera anonima, recapitata nel febbraio 2008 alla madre di Emanuela, Maria Orlandi, e immediatamente consegnata alla procura di Roma.
Il contenuto della missiva, che parrebbe provenire da una persona ben informata sui fatti, riporta:
«La sera del 22 giugno, Enrico (De Pedis, ndr) mi telefonò e mi chiese di recarmi con la mia auto in via Cavour per prelevare un ospite. Mi disse che lo avrei riconosciuto perché indossava una camicia gialla e portava con sé un grosso borsone. La destinazione era la basilica di Sant’Apollinare. Era mezzanotte quando, giunti sul posto, ci aprì direttamente il Monsignore. Entrammo in una sorta di studio o sacrestia e, attraverso una porta socchiusa, vidi sul pavimento una ragazza molto giovane, apparentemente priva di vita. L’uomo con la camicia gialla mi ordinò di avvicinare l’auto all’ingresso, lasciando il bagagliaio aperto. Poco dopo tornò con la giovane avvolta in una coperta e la sistemò nel vano posteriore. Prima di andarcene, sentii il Monsignore raccomandare con tono solenne: “Mi raccomando, in un luogo consacrato”».
Un intervallo di tempo che va dalle ore 19:30 c.a. a mezzanotte, anche se c'è un elemento che potrebbe contrastare questa ipotesi, ovvero la famosa "cassetta delle sevizie".
Se infatti Emanuela rimase nella Basilica di Sant'Apollinare, prima per essere torturata (e registrata) e poi uccisa, non si capisce come mai, nella medesima cassetta, parrebbe udirsi il rumore di un mezzo di grossa cilindrata mentre cambia le marce.
Non ci sono perizie dettagliate al riguardo ma solo l'ipotesi che la ragazza, forse drogata, venne trasportata in un altro luogo per poi concludere il suo viaggio nella Basilica stessa.
Oppure è più probabile che tutto avvenne nella Basilica stessa e che il rumore di fondo di un motore sia il frutto di manipolazioni successive per depistare.
Del resto, in un piccolo spazio non si poteva procedere con torture e violenze che sembrano contorcere la ragazza. Inoltre la registrazione ambientale avrebbe avuto toni più nitidi, mentre in una stanza, si comprenderebbe meglio come la voce si senta lontana e ovattata, proprio per via di ambienti con tetti alti.
In questo racconto manca sempre il movente a meno di ragionevoli ipotesi che potrebbero coglierne qualcuno e darlo per probabile. Anche in questo caso, se riteniamo possibili i racconti di Sophie, i riti e le messe nere, oppure i rituali in genere, potrebbero darci una risposta.
Il sacrificio di una vergine in nome di qualcosa che non si comprende avrebbe un senso compiuto, come lo sesso padre Amorth ammise in una sua intervista, proprio parlando di Emanuela Orlandi.
Anche in questo caso va fatto un approfondimento
Quando parliamo di una messa nera o di ritualistica, questi sono i parametri generalmente accettati: partecipanti minimi tipici sono Il celebrante o "officiante", di solito una persona con ruolo dominante, che esegue l'inversione blasfema della messa cattolica. Un uomo spesso chiamato “sacerdote nero”.
C'è poi l'assistente o "diacono" che aiuta il celebrante nella disposizione degli oggetti e nella recitazione di preghiere rovesciate. Infine la "vittima" e gli adepti che possono essere da 3-5 persone fino a 13. Insomma, non 4 gatti.
Questo vuol dire che se tutto si svolse nella Basilica, o comunque poco distante, le persone "partecipanti" dovevano essere avvisate per tempo e nulla doveva andare storto.
Se Emanuela non avesse "abboccato" il rito sarebbe saltato. Per questo motivo ritengo che la ritrattazione dell'offerta di lavoro ha un fondato perché. Inoltre è molto plausibile che qualche ragazza ancora non identificata (conoscente di Emanuela) avrebbe avuto un ruolo di controller al fine che tutto sarebbe stato portato a termine in modo corretto.
Il rischio di fallire era troppo. La pianificazione necessaria. La preparazione obbligatoria.
Ovviamente è solo un racconto ma non è mai stato più vicino a una di quelle tante verità che non hanno ancora trovato un riscontro reale.
Il seguito di questa storia lo conosciamo tutti, ovvero l'utilizzo della ragazza per depistare e per ricattare il Vaticano, innescando la pista internazionale e altre 1000 suggestive ipotesi.