Entro il 13 novembre, il Governo italiano deve presentare a Bruxelles la nuova bozza della manovra di bilancio per il 2019. Il Commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici ha fatto presente al nostro ministro dell'Economia il perché la Commissione non ritenga attendibili i dati che le sono stati presentati.


«Sulla crescita – ha detto Moscovici – la Commissione prevede un aumento dell'1,2%, contro l'1,5% del governo. Questa differenza si spiega principalmente con due fattori: le nostre stime sono più prudenti di quelle del governo sul consumo interno e sugli investimenti; e noi riteniamo che l'aumento dei tassi d'interesse sui titoli di Stato abbia un impatto più importante sulla spesa di quanto è indicato nel progetto di bilancio.

A coloro che pensano che le nostre previsioni di crescita per il 2019 siano troppo pessimistiche, vorrei dire che non abbiamo potuto tenere conto del fatto che gli ultimi indicatori economici mostrano una situazione peggiorata nel terzo trimestre e all'inizio del quarto trimestre del 2018. Se questo rallentamento si confermasse, avrebbe un impatto ancora maggiore sulle nostre previsioni per il 2019.

Quanto al debito pubblico – ha proseguito Moscovici - la Commissione stima che sarà al 2,9% del Pil nel 2019, contro il 2,4 nel progetto di bilancio italiano. Devo precisare che se si elimina l'effetto dell'arrotondamento, lo scarto fra la nostra proiezione e quella delle autorità italiane è in effetti di 0,4 punti, ciò che non è inusuale.

Questo scarto si spiega con due ragioni: la prima è che la Commissione prevede delle entrate fiscali più deboli rispetto al progetto di bilancio italiano, per circa lo 0.2% del Pil, principalmente provenienti dalle tasse sul consumo, l'imposta sui redditi e i contributi sociali, e questo a causa della crescita minore già menzionata.

La seconda ragione è che la Commissione prevede anche una maggiore spesa pubblica, lo 0,1% in più, in diversi settori, e in particolare per il servizio del debito. In effetti, prevediamo un tasso d'interesse sui titoli di Stato a 10 anni del 3,7% nel 2019, contro il 3,3 del governo.

Tengo a precisare che abbiamo applicato la metodologia abituale, come per gli altri Stati membri, e cioè una stima dei tassi futuri basata sulla media dei 10 giorni precedenti la chiusura dei dati.

Per quanto riguarda il debito noi prevediamo una stabilizzazione al 131% nel 2019 e nel 2020, mentre il governo prevede un leggero calo. La mancata riduzione è in effetti la conseguenza meccanica dei diversi fattori già menzionati: meno crescita, un aumento del deficit, tassi d'interesse più alti.

Tutte queste cose – ha concluso Moscovici – non possono essere senza impatto. È a partire da queste differenze che ora bisogna lavorare. E questo dà anche la misura di quello che ci attendiamo dal governo italiano per il 13 novembre e per quello che succederà dopo.»


La risposta del Governo italiano non si è fatta attendere ed è arrivata sia da parte di Conte che da parte di Tria. Questa è stata la replica del presidente del Consiglio.

«Le previsioni di crescita della Commissione Ue per il prossimo anno sottovalutano l'impatto positivo della nostra manovra economica e delle nostre riforme strutturali. Andiamo avanti con le nostre stime sui conti pubblici, sulla crescita che aumenterà e sul debito e il deficit che diminuiranno. Non ci sono i presupposti per mettere in discussione la fondatezza e la sostenibilità delle nostre previsioni.

Per questo riteniamo assolutamente inverosimile qualsiasi altro tipo di scenario sui conti pubblici italiani. Il deficit diminuirà con la crescita e questo ci permetterà di far diminuire il rapporto debito/PIL al 130% nel prossimo anno e fino al 126,7% nel 2021. L'Italia non è affatto un problema per i Paesi dell'Eurozona e dell'Unione europea, ma anzi contribuirà alla crescita di tutto il continente.

Le riforme strutturali che mettiamo in campo, dalla riforma dei centri per l'impiego alla semplificazione del codice degli appalti, alla riforma del codice e del processo civile insieme al piano investimenti, daranno maggiore impulso alla crescita rispetto a quanto previsto dalla Commissione Ue. Sulla base di queste valutazioni, guardiamo positivamente agli sviluppi del dialogo intrapreso con le Istituzioni europee.»


Questa, invece, la nota rilasciata dal ministro dell'Economia.

«Le previsioni della Commissione europea relative al deficit italiano sono in netto contrasto con quelle del Governo italiano e derivano da un'analisi non attenta e parziale del Documento Programmatico di Bilancio (DPB), della legge di bilancio e dell'andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall'Italia.

Ci dispiace constatare questa défaillance tecnica della Commissione, che non influenzerà la continuazione del dialogo costruttivo con la Commissione stessa in cui è impegnato il Governo italiano.

Rimane il fatto che il Parlamento italiano ha autorizzato un deficit massimo del 2,4% per il 2019 che il Governo, quindi, è impegnato a rispettare.»


Volendo riassumere in breve il contenuto del botta e risposta avvenuto tra Bruxelles e Roma, Moscovici ha espresso i dubbi della Commissione accompagnandoli con riscontri tecnici e "di buon senso". I due ministri italiani hanno replicato che le cose invece stanno diversamente... perché sono loro a dirlo ed in base a ciò non può essere che quanto accadrà in futuro possa essere diverso da quanto da loro ipotizzato. Così è e non si cambia.

E questo è quanto accaduto in merito al dialogo e alla collaborazione che i vari esponenti del Governo italiano avevano anticipato in relazione ai rapporti che avrebbero avuto con l'Europa riguardo alla modifica della legge di bilancio per il prossimo anno.