Ciao Luca! Grazie per aver accettato il mio invito! 

COME E QUANDO È NATA LA TUA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

Ho sempre amato leggere fin da bambino e ci sono stati diversi momenti in cui mi sono avvicinato all’idea di scrivere qualcosa di mio. La scintilla è nata però circa due anni fa, in seguito ad un periodo turbolento dal punto di vista lavorativo. Io sono un fisioterapista, lavoro in una casa di cura da quindici anni, stavamo uscendo dal periodo Covid e si contavano gli strascichi che quegli anni avevano lasciato. Mi sono reso conto che per tanto tempo era venuto a mancare uno degli elementi più interessanti del mio lavoro, il contatto umano. Ho pensato più volte che se non avessi più potuto svolgere la mia professione come sempre avevo fatto, avrei dovuto guardarmi intorno. Ho avuto la sensazione di un cerchio che si stringeva intorno a me, che mi schiacciava lentamente. Così la mia passione è diventata un’esigenza, non più una vanità. Una via di fuga necessaria, una scelta terapeutica involontaria.


QUALI CONSIGLI DARESTI A CHI VUOLE APPROCCIARSI AL MONDO DELLA SCRITTURA?

Non sento di avere un’esperienza tale da potermi permettere consigli utili a chi vuole approcciarsi alla scrittura. Posso dire che aver trovato il coraggio di mettere nero su bianco quello che avevo dentro, è stata una delle cose più positive della mia vita. L’inizio di un percorso di crescita che mi ha portato a conoscermi meglio e a confrontarmi con i miei dubbi personali e sulle mie capacità. Quindi l’unico consiglio che mi sento di dare è che, se una persona si sente di aver qualcosa da esprimere, la scrittura può essere un canale bellissimo e molto potente. Non si può pensare a priori di non esserne capaci; ogni idea ha il suo valore, che non deve sentirsi giudicato in base agli obiettivi editoriali raggiunti. Il valore e la dignità sono qualcosa di strettamente personale.


SEI A FAVORE DEL SELF?

Si, non giudico il valore di una storia, dal modo in cui essa è stata pubblicata. Il mercato editoriale è un mondo complicatissimo, non è facile raggiungere una casa editrice interessata e non è detto che questa, una volta raggiunta, sia davvero disposta ad investire sulla promozione dell’autore. Il successo editoriale di un libro dipende da molti fattori. Un’autoproduzione può essere una strada per far arrivare qualcosa di valore al lettore, che magari non arriverebbe mai in un altro modo. Al tempo stesso dovrebbe essere una scelta consapevole da intraprendere. Ci sono alcuni svantaggi, che non sono nemmeno così celati. Bisogna saperli accettare e correre il rischio economico se si crede davvero nella propria idea. Bisogna tenere a mente che un tipo di produzione come quella pare una strada semplice ma non lo è affatto.

QUALI AUTORI TI HANNO ISPIRATO?

Non ho mai avuto un genere letterario preferito. Son passato attraverso varie fasi; in adolescenza l’horror e il thriller, poi crescendo mi sono avvicinato molto al fumetto. Forse da questo mondo ho contaminato il mio modo di vedere la scrittura ed è nata la mia inclinazione ad abbinare il testo alla potenza evocativa delle immagini. Nel mio romanzo si possono trovare dei bellissimi disegni, realizzati da una mia amica, Roberta Bolcano, disegni che io concepisco come parte integrante stessa della narrazione. Se penso ad un autore che più di tutti mi ha ispirato è Haruki Murakami. Il Giappone, l’Oriente più in generale, mi ha sempre affascinato per le sue atmosfere eteree e la dimensione intima che trasmette. Un culto verso il proprio io interiore, verso ciò che è necessario e l’allontanamento del superfluo. Murakami, maestro esemplare di quella nicchia della letteratura chiamata “realismo magico”, mi ha ispirato e spinto a sfumare nel mio modo di scrivere il concetto predefinito di confine tra il reale e l’onirico. 


SCRIVERESTI MAI UN LIBRO A QUATTRO MANI?

No, non perché non lo ritenga un’esperienza interessante, ma perché mi è inconcepibile pensare come sia possibile riuscirci in maniera credibile. Se si vuole scrivere un libro pensando ad esso come ad un prodotto commerciale allora posso giustificare lo sforzo. Per me libro e scrittore sono due parti della medesima storia. Mentre si scrive una parte dell’autore scivola tra le pagine, mentre quest’ultimo inventa, l’esperienza stessa del momento lo accresce; è un momento troppo personale per essere costruito da più di una persona. Questo è il mio punto di vista.


COME È NATO IL TUO LIBRO?

È nato dall’incontro con una persona. Io sono un fisioterapista e nella struttura dove lavoro conosco ogni giorno nuove persone; prima di essere dei pazienti sono dei narratori. Come leggere ogni volta il libro della vita di qualcun altro. Due anni fa segui una persona con cui nacque un feeling differente. La storia tragica che aveva alle spalle, le ripercussioni che questa aveva lasciato come cicatrici sulla sua pelle, accese in me l’esigenza di fare qualcosa di concreto per sottolineare un tema sociale sempre purtroppo molto attuale. Gli incidenti e le morti sui luoghi di lavoro, nonostante gli evidenti sforzi nella tutela e nella prevenzione in fatto di sicurezza sul lavoro, non si sono mai azzerati. Penso al lavoro come qualcosa che dovrebbe essere sempre “arricchente” e dignitoso. Poi penso ad un padre o una madre che al mattino saluta il figlio e non sa che quello sarà l’ultimo loro saluto. Provo ogni volta che penso un forte, enorme senso di ingiustizia. Nel mio piccolo volevo contribuire in qualche modo in maniera positiva e sottolineare l’importanza e gli effetti che questa tragedia lascia su chi resta.

A QUALE GENERE LETTERARIO APPARTIENE?

Come ho già accennato prima quando ho parlato dei miei autori preferiti, credo che il mio libro si avvicini al genere letterario del realismo magico. Non ho mai amato troppo le etichette, tanto meno vorrei che il mio lavoro ne avesse una. Preferisco che siano i lettori, con i loro vissuti, i loro stati d’animo al momento della lettura, a dire che libro sia “Per ogni mia mezz’ora”. Sicuramente e qui voglio essere univoco, vorrei che insieme alla mia storia arrivasse un messaggio di speranza. Il desiderio di credere in qualcosa oltre alle difficoltà e alla fragilità del possibile.


I PROTAGONISTI SONO STATI INVENTATI O APPARTENGONO AL REALE?

I miei personaggi sono frutto della mia fantasia, anche se non posso affermare che siano completamente avulsi dalla mia realtà. Alcuni riferimenti che cito sono aneddoti della mia crescita personale. Ricordi e momenti che riempiono il contenitore dei miei personaggi. Filippo e Rachele sono per me proiezioni l’uno dell’altro. Il possibile e il negato che si fondono insieme, cercando di trovare un punto d’incontro e di stabilità. Sono estroflessioni del mio modo di vedere il mondo e i meccanismi che lo regolano. Si, è vero, sono anche molto diversi quei due ragazzi, ma credo che il moto di due elementi in contrasto sia molto più interessante e costruttivo che la stasi. In fondo il mondo ha avuto origine dall’urto di particelle molto diverse.


QUANTO LUCA C’È ALL’INTERNO DEL TUO SCRITTO?

Questa è una domanda difficile ma molto interessante. Rispondere tanto forse è semplicistico e può sembrare una via di fuga. Ma in fondo è così. Molti eventi narrati nel mio libro sono inventati, alcune cose invece rimandano a mie esperienze e ricordi che mi porto dietro, forse con un pizzico di nostalgia. Sicuramente quello che ho “regalato” di mio al romanzo è la voglia di non lasciarmi sopraffare dall’insoddisfazione e il desiderio di rilanciarmi sotto la luce nuova di una novità.


PROGETTI FUTURI?

Ho da poche settimane terminato di scrivere il mio secondo lavoro. Il titolo, credo al momento provvisorio, è “Grovigli” e dopo aver lavorato per alcuni mesi insieme ad un editor privato per migliorare alcune lacune che notavo, il testo è pronto per essere inviato alla casa editrice. È stato un processo lungo, più tortuoso rispetto alla scrittura del mio primo lavoro. Nonostante la storia fosse ben definita nella mia testa, ho preteso di più dalla mia penna. Un progetto che ritengo altrettanto importante è il “Literature Show 2025”. È un evento che ho ideato insieme ad altri due scrittori, che si svolgerà il 24 e 25 maggio 2025 al Castello di Monastero Bormida (AT). Scrittori, musicisti e artisti del nostro territorio avranno modo di confrontarsi e parlare dei propri lavori, esporranno i loro libri e ci saranno numerose attività e laboratori inerenti alla letteratura e all’arte. L’ingresso è gratuito al pubblico e saranno due bellissimi giorni di festa e di crescita.