La trattativa Ilva, anche in attesa del nuovo governo, non riprenderà comunque se prima ArcelorMittal non darà garanzie sui livelli occupazionali. Lo hanno ribadito giovedì due tra i principali sindacati che nei giorni scorsi si erano riuniti per proseguire i colloqui con il gigante lussembughese dell'acciaio che si è impegnato ad acquisire l'Ilva.

Per Fiom-Cgil, di cui giovedì si è svolto il coordinamento delle strutture e dei delegati Ilva, si è arrivati, nel corso della riunione, a concordare che "l'assunzione in ArcelorMittal di tutti i lavoratori è condizione preliminare per la trattativa.

Se ci troviamo di fronte ad un vero piano industriale di rilancio, questo significa che a partire dai lavoratori impegnati oggi per far funzionare gli stabilimenti, a salita produttiva deve corrispondere una crescita occupazionale fino al riassorbimento di tutti in ArcelorMittal, entro la durata dell'amministrazione straordinaria collegata al piano. Una volta verificata questa condizione si può aprire la trattativa tra sindacati e ArcelorMittal, il cui esito positivo costituirebbe un pre-accordo."

Inoltre, Fiom ha fatto anche presente che l'accordo complessivo "ha bisogno di altri soggetti non presenti a questo tavolo, quali l'amministrazione straordinaria, il governo e gli enti locali, senza i quali non è possibile affrontare una serie di questioni.

L'accordo, infatti, deve comprendere anche le soluzioni in tema di ambientalizzazione e di bonifica di Taranto, di conferma dell'accordo di programma di Genova, degli strumenti di sostegno legati all'amministrazione straordinaria e dell'occupazione negli appalti.

Queste sono le condizioni rappresentate anche all'azienda nel corso degli incontri preliminari dei giorni scorsi, che allo stato non hanno sbloccato la trattativa."


Sulla stessa linea, anche se con toni ancor più decisi, l’Unione Sindacale di Base come confermato nel corso di una conferenza stampa tenuta, sempre giovedì, nella sua sede romana, dopo una riunione con i delegati e gli attivisti di Taranto: nessun nuovo incontro con ArcelorMittal se la multinazionale non muta radicalmente la propria posizione. Questo vuol dire ottenere da AM Investco la garanzia di piena occupazione per tutti i lavoratori e il cambio del piano industriale.

Non solo. "Se ciò non dovesse accadere – ha aggiunto Sergio Bellavita, dell’esecutivo nazionale USB e membro della delegazione trattante al tavolo – Ilva deve tornare in mani pubbliche”.

Bellavita ha anche commentato le ultime esternazioni del ministro uscente Carlo Calenda, definendole farneticanti.

"Calenda e il governo Gentiloni hanno consentito a ArcelorMittal di non prendere gli impegni necessari. Il primo contratto approvato dal ministro prevedeva addirittura un 40% di licenziati. USB da subito aveva detto che ArcelorMittal non era la soluzione per Ilva. Non si è mai vista al mondo una svendita tanto colossale di un patrimonio industriale con il beneplacito del governo. Un governo impreparato e inadeguato."

Francesco Rizzo a nome di USB Taranto ha ribadito che USB risponderà a una nuova convocazione "soltanto se AM Investco cambierà radicalmente la propria impostazione. Quanto a Calenda, da lui mi sento ferito come cittadino di Taranto, prima ancora che come cittadino italiano e rappresentante sindacale. Gli rispediamo indietro l’accusa di dilettantismo: prima sostiene che il soldi per Ilva finiranno presto e subito dopo dice che ci sono 200 milioni immediatamente disponibili."