Quella del “nuovo” Trump, del Trump presidential e non più candidato, è una maschera che sta molto stretta a The Donald.

Infatti, tempo un paio di giorni, se l’è già tolta. Eccolo che riprende a lanciare tweet rabbiosi. Le proteste contro la sua elezione continuano, dappertutto in America, e lui reagisce come fa lui, con le contumelie, definendo chi scende in piazza “manifestanti di professione, incitati dai media”. Lo sceriffo Rudy Giuliani si associa al suo boss chiamandoli “piagnucoloni viziati”.

Però, attenzione. Non è solo il day after di uno sconquasso, il trauma a cui segue la protesta, a cui, a sua volta, segue il solito copione visto nella campagna elettorale del miliardario fascistoide.

Quello che si vede in azione in America è molto più di questo e preannuncia tempi molto duri. Di conflitto. Persino in prospettiva di guerra civile. Non solo metaforica in un paese dove girano liberamente centinaia di milioni di armi da fuoco, più numerose degli abitanti, oltre 350 milioni.

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