Di fatto già negli ultimi giorni dell’amministrazione Biden erano cominciate le operazioni di trasferimento in Europa delle nuove bombe nucleari americane B61–12. Sono ordigni di ultima generazione, il cui sviluppo era stato lanciato sotto l’amministrazione Obama.

Trump non aveva deviato il percorso di questo programma, implementato da Biden. E oggi il presidente tornato alla Casa Bianca non sembra certo intenzionato a impedire che tali bombe siano piazzate negli arsenali delle basi NATO in Europa. Modernizzare e rafforzare le capacità militari e nucleari delle Forze armate USA è infatti una priorità del suo mandato.

A ciò si accompagnano l’ambigua retorica mostrata fin da subito, parimenti aggressiva e accomodante nei confronti degli avversari degli Stati Uniti, e il precedente del ritiro nel 2019 dal Trattato INF sulle forze nucleari a medio raggio. In altre parole, sul nucleare bellico Trump non pare disposto a cedere posizioni e su questo è in linea coi suoi predecessori Democratici.

Biden ad esempio aveva lanciato il progetto del Sentinel, missile che dovrebbe sostituire entro il 2029 il vecchio Minuteman III . Per i contribuenti il problema è che si tratta di un missile costosissimo e nemmeno la sua efficacia è sostenuta da tutti. Anzi, persino fra i Dem vi è chi crede che il Sentinel sia una minaccia all’equilibrio e alla pace, più che uno strumento reale di deterrenza.

Per adesso ci sono comunque le nuove B61-12 LEP (Life Extension Program), bombe a gravità con potenza fino a 50 chilotoni. 200 ordigni sono già pronti e pare che la metà stia andando nelle basi europee, il cui elenco finora è tenuto segreto.