La prima ondata di proteste si è avuta all'inizio del mese di ottobre. Gli iracheni, soprattutto i giovani iracheni, sono scesi in piazza per sei giorni per protestare contro il governo a causa della corruzione dilagante, della mancanza di servizi e, soprattutto, della mancanza di lavoro.
Dopo la morte di 149 persone, il primo ministro Abdul Mahdi ha promesso un rimpasto dell'esecutivo e riforme per ridurre la disoccupazione giovanile.
I manifestanti, però, dopo aver atteso alcuni giorni e dopo aver giudicato insoddisfacenti le misure che il premier stava mettendo in campo sono tornati in piazza a fine ottobre.
A quel punto, le manifestazioni che in precedenza si erano tenute nella capitale e in alcune delle principali città nel sud del Paese si sono intensificate e diffuse in tutto l'Iraq causando quasi 400 morti e oltre 1500 feriti.
Le ultime vittime, ben 15, si sono registrate venerdì a Nassiriya.
In seguito a questo ennesimo massacro, l'ayatollah Ali al-Sistani, massima autorità in Iraq in rappresentanza dei musulmani sciiti ha condannato l'utilizzo della forza da parte di polizia e militari contro i manifestanti e ha chiesto un nuovo governo.
Il premier Adel Abdul Mahdi ha successivamente replicato all'appello dell'ayatollah, dicendo che in risposta all'invito, e al fine di agevolarlo il più rapidamente possibile, avrebbe presentato al Parlamento le proprie dimissioni dall'incarico di capo del governo.
Da vedere se quanto dichiarato da Abdul Mahdi si concretizzerà effettivamente. I manifestanti hanno salutato la dichiarazione come una vittoria.
Questo significherà la fine delle proteste? E' alquanto improbabile, anche perché i manifestanti, oltre alle dimissioni del primo ministro, hanno iniziato anche a chiedere nuove elezioni.
Difficile dire che quanto sta accadendo in Iraq sia da considerarsi come l'inizio di una nuova, ennesima, primavera araba. Certo è che, nonostante violenze e lutti, le proteste iniziate ad ottobre sono una prima espressione di democrazia in un Paese che dopo una dittatura sanguinosa è passato attraverso una guerra altrettanto sanguinosa a cui ha fatto seguito il conflitto con le milizie dello Stato Islamico!