Il sito web del Senato informa che questo martedì, 12 dicembre, l'Aula torna a riunirsi alle 16, per votare l'elezione di un Senatore Segretario, per la consegna del testo delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre (con il relativo dibattito che si svolgerà mercoledì 13) e per la conversione del decreto referendum.

Tutto qui? Sì, perché la Legge di bilancio sarà discussa dall'Assemblea a partire da lunedì 18 dicembre.

In pratica il Parlamento, anzi solo il Senato, sarà in grado di discutere, ma solo formalmente, la manovra finanziaria del 2024.

È vero, anche in precedenza, per altri governi le cose non erano andate meglio... ma c'è un ma rappresentato dal fatto che Giorgia Meloni si era fatta vanto, nel momento in cui a ottobre aveva annunciato la legge e aveva garantito che sarebbe stata approvata in tempi brevi, prima delle feste!

Non solo. La premier, infatti, aveva detto che la manovra era blindata, tanto che le forze di maggioranza si erano impegnate, tutte, a non presentare alcun emendamento. Per l'appunto!  Così, trascorsa appena una settimana da tale affermazione, a partire dalla Lega, nella maggioranza non si è fatto che parlare che di modifiche ed emendamenti. Pertanto, la legge di Bilancio invece che essere discussa dalle due Camere, che nel frattempo si sono dovute occupare del nulla dovendo far finta di lavorare, ed essere approvata prima delle feste, approderà in Parlamento nella settimana di Natale, nell'aula del Senato che, visti i tempi,  avrà solo la possibilità non di discuterne il contenuto (neanche per finta) ma solo di approvarlo tramite votazioni in cui sarà chiesta la fiducia. E tanto i tempi sono stretti, che quando la manovra approderà alla Camera sarà persino saltato l'esame in Commissione, con tanti saluti alla Costituzione che prescrive almeno per le leggi di Bilancio una normale procedura di approvazione.

La considerazione conseguenza di tutto questo è ovvia.

Meloni si è inventata di voler approvare durante la sua legislatura della riforma della Costituzione per introdurre il premierato, in modo da assicurare governabilità al Paese. Ma a che serve tale riforma se già adesso Meloni fa quel che vuole, fregandosene di opposizioni e parti sociali, con un presidente della Repubblica che le firma leggi per vietare la qualunque, persino cose che neppure esistono come la carne coltivata?

Impossibile dare una risposta diversa da quelle di cercare di voler rendere ancora più inutile il ruolo delle opposizioni e delle parti sociali, oltre quello di garanzia del presidente della Repubblica. C'è da stupirsene? No, visto che Meloni, coerentemente con la sua storia, ha sempre applaudito alla democratura ungherese e a Viktor Orban.

Unico neo è che tutto ciò non ha nulla a che fare con il conservatorismo, mentre si sposa alla perfezione con il neofascismo che già nel secolo scorso aveva ipotizzato il segretario del MSI Arturo Michelini.