Secondo quanto riportato in una nota ad Al Jazeera, Hamas ha comunicato ai mediatori di Qatar ed Egitto di aver accettato la proposta di cessate il fuoco, dopo che domenica la delegazione la delegazione del movimento aveva lasciato il Cairo, facendo intendere che vi fossero poche speranze per dar seguito ad un tregua:

"Il fratello mujahid Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico del movimento Hamas, ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani, e con il ministro dell'intelligence dell'Egitto, Abbas Kamel, e li ha informati dell'approvazione da parte del movimento della loro proposta di accordo".

Da parte di Israele, che nelle ultime 24 ore ha intimato a rifugiati e residenti di Rafah di abbandonare al più presto la parte orientale del sud della Striscia a seguito dell'imminenza di un attacco via terra intensificando i bombardamenti già iniziati da giorni nell'area, si ritiene che l'annuncio di Hamas non soddisfi i termini dell'accordo. Secondo Tel Aviv, Haniyeh avrebbe accettato in toto solo la proposta di cessate il fuoco presentata dall'Egitto. Inutile aggiungere che per lo Stato ebraico equivalga a carta straccia, perché non soddisferebbe le proprie richieste.

Da far presente che Hamas, nel comunicato che ha rilasciato, non ha né indicato, né riassunto i termini dell'accordo. Al momento, pertanto, Israele ritiene di avere ogni diritto di dar seguito alla tanto annunciata decisione di estendere i limiti del genocidio in atto anche ai palestinesi che essa stessa aveva contribuito a far ammassare a Rafah.

A seguito di tale decisione, oggi Biden ha telefonato nuovamente a Netanyahu per esprimergli le sue preoccupazioni per un attacco a Rafah, aggiungendo che l'accettazione di una tregua è la via migliore per la liberazione dei detenuti israeliani nella Striscia.

A seguito dell'ordine di evacuazione diffuso oggi ai palestinesi di Rafah, ActionAid ha dichiarato:"Costringere oltre un milione di palestinesi sfollati da Rafah a evacuare senza una destinazione sicura non solo è illegale, ma porterebbe a conseguenze catastrofiche. I nostri operatori umanitari segnalano alcune delle condizioni più gravi degli ultimi tempi, con malattie diffuse, fame e caos. Vogliamo essere chiari: non esistono zone sicure a Gaza. La comunità internazionale deve agire rapidamente per prevenire ulteriori atrocità e chiedere conto a se stessa, oltre che al governo israeliano, della propria incapacità di intervento. Se l’invasione di Rafah è la nostra “linea rossa”, saremo capaci di fare tutto il possibile per fermare questo attacco imminente?" 

Non è da meno l'allarme, a tal proposito, lanciato oggi dall'UNICEF:

Con l'aggravarsi della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, l'UNICEF avverte che un assedio militare e un'incursione a Rafah comporterebbero rischi catastrofici per i 600.000 bambini che attualmente si rifugiano nell'enclave.In seguito agli ordini di evacuazione di ottobre per spostarsi verso sud, si stima che ora ci siano circa 1,2 milioni di persone che si rifugiano a Rafah, un tempo casa di circa 250.000 persone. Di conseguenza, Rafah (20.000 persone per km2) è quasi due volte più densamente popolata di New York City (11.300 persone per km2) e circa la metà della popolazione è costituita da bambini, molti dei quali sono stati sfollati più volte e si rifugiano in tende o in alloggi informali e instabili.Vista l’alta concentrazione di bambini a Rafah – compresi diversi estremamente vulnerabili e sull’orlo della sopravvivenza – e la probabile intensità della violenza, con i potenziali corridoi di evacuazione probabilmente minati o disseminati di ordigni inesplosi e con i rifugi e i servizi nelle aree di trasferimento molto probabilmente limitati, l'UNICEF mette in guardia da un'ulteriore catastrofe per i bambini, con le operazioni militari che provocheranno un numero altissimo di vittime civili e la totale distruzione dei pochi servizi di base e infrastrutture rimanenti, di cui hanno bisogno per sopravvivere.“Oltre 200 giorni di guerra hanno conseguenze inimmaginabili sulle vite dei bambini,” ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF. “Rafah adesso è una città di bambini, che non hanno un luogo sicuro in cui andare a Gaza. Se inizieranno le operazioni militari su larga scala, non solo i bambini saranno esposti a rischio di violenza, ma anche di caos e panico, in un momento in cui lo stato fisico e mentale è già debole.”Rispetto agli adulti, i bambini sono particolarmente vulnerabili ai devastanti impatti della guerra nella Striscia di Gaza. Sono uccisi e feriti in modo sproporzionato e soffrono in modo più acuto per le interruzioni dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione e per la mancanza di accesso a cibo e acqua sufficienti. Secondo le ultime stime del Ministero della Sanità palestinese, più di 14.000 bambini sarebbero stati uccisi nel conflitto in corso.Centinaia di migliaia di bambini a Rafah si stima abbiano una disabilità, condizioni mediche o altre vulnerabilità che li espongono ancora più a rischio a causa delle incombenti operazioni militari in città:

  • circa 65.000 bambini si stima abbiano una disabilità preesistente, comprese difficoltà a vedere, ascoltare, camminare, comprendere e imparare;
  • circa 78.000 bambini hanno meno di 2 anni;
  • almeno 8.000 bambini sotto i 2 anni soffrono di malnutrizione acuta;
  • circa 175.000 bambini sotto i 5 anni – ovvero 9 su 10 – sono colpiti da una o più malattie infettive;
  • quasi la metà dei bambini hanno bisogno di supporto per la salute mentale e sostegno psicosociale. 

Molte di queste vulnerabilità non si escludono a vicenda, il che significa che lo stesso bambino potrebbe essere sia ferito che malato, o malnutrito e neonato.“Centinaia di migliaia di bambini che sono adesso a Rafah sono feriti, malati, malnutriti, traumatizzati o vivono con una disabilità”, ha proseguito Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF. “Molti sono stati sfollati diverse volte e hanno perso case, genitori e cari. Hanno bisogno di essere protetti insieme ai servizi rimanenti da cui dipendono, comprese strutture mediche e rifugi.”L'UNICEF ribadisce l'appello del Comitato permanente interagenzie affinché Israele “adempia al suo obbligo legale, in base al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani, di fornire cibo e forniture mediche e di facilitare le operazioni di aiuto, e affinché i leader mondiali impediscano che si verifichi una catastrofe ancora peggiore”.

Quello che appare incomprensibile nelle conclusioni dell'UNICEF è perché lo Stato ebraico che per decenni si è fatto letteralmente beffe del diritto internazionale fino ad arrivare a compiere un genocidio (con il sostegno complice di Stati Uniti ed Europa) dovrebbe improvvisamente rispettare il diritto umanitario e far fronte a degli obblighi che ha disatteso da sempre, fin dal 1948, con l'intento di occupare interamente la Palestina, dal fiume Giordano al mar Mediterraneo, come tra l'altro dichiarato nello statuto del Likud dal terrorista Menachem Begin.



Crediti immagine: la foto in alto diffusa da Mustafa Barghouti è quella di un bombardamento effettuato oggi su Rafah dal morale esercito dello Stato ebraico.