È iniziato nella mattinata di sabato il rilascio dei 369 palestinesi prigionieri dello Stato ebraico: 333 erano stati arrestati a Gaza e saranno rimandati nella Striscia ancora sotto assedio, 10 saranno rilasciati in Cisgiordania e uno a Gerusalemme Est, entrambi territori occupati dal 1967, mentre gli altri 25 saranno rimandati a Gaza o in Egitto. Tra i detenuti scarcerati oggi, 36 erano stati condannati all'ergastolo.
In precedenza a Khan Yunis, seguendo le stesse modalità delle liberazioni avvenute le scorse settimane, erano stati liberati 3 israeliani catturati il 7 ottobre: Sasha Troufanov, Iair Horn e Sagui Dekel-Chen.
Dall'inizio del cessate il fuoco, il 19 gennaio, le milizie della resistenza palestinese hanno finora rilasciato 21 prigionieri, di cui 16 israeliani. Dopo il rilascio di altri prigionieri, si prevede che il cessate il fuoco passerà alla sua seconda fase il 1° marzo, anche se non è ancora chiaro quali dovranno essere i termini.
In proposito, Hamas ha dichiarato di aver tenuto colloqui al Cairo con funzionari egiziani e di essere in contatto con il primo ministro del Qatar, mentre l'ufficio del premier israeliano, fino a metà settimana, sosteneva che nessuna delegazione racatasi al Cairo o a Doha aveva ricevuto mandato per discutere le modalità della seconda fase del cessate il fuoco.
Non solo. Lo Stato ebraico sta ancora violando i termini della prima fase non consentendo l'arrivo nella striscia di roulotte e bulldozer, quest'ultimi necessari per rimuovere le macerie e creare lo spazio per consentire, almeno, l'allestimento di tendopoli per la popolazione.
Non solo. L'esercito israeliano continua a sparare anche nella Striscia, tanto che nelle ultime 48 ore sono stati uccisi altri 25 palestinesi. In questo caso, però, nessuno ha minacciato di scatenare l'inferno sullo Stato ebraico per la violazione della parola data. Curioso...