Hamas e Stati Uniti in trattative dirette per uno scambio di prigionieri e un cessate il fuoco: una delicata manovra diplomatica
In un'inedita svolta diplomatica, Hamas ha confermato l'avvio di colloqui diretti con un funzionario dell'amministrazione statunitense, incentrati su un possibile accordo per lo scambio di prigionieri e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La notizia, riportata da fonti vicine al movimento palestinese e ripresa dal quotidiano qatarino Al-Araby Al-Jadeed, è sorprendente perché Washington ha etichettato come terrorista il movimento palestinese.
Un leader di Hamas, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano del Qatar, ha spiegato che i colloqui sono iniziati "su richiesta americana", presentata come un "gesto di buona volontà" per aprire la strada a negoziati più ampi. Secondo la fonte, il movimento avrebbe proposto di discutere un "accordo globale" per porre fine alla guerra, legando la liberazione di prigionieri militari — almeno quattro, secondo Hamas — a una tregua duratura.
Da parte degli Stati Uniti, la priorità sembra essere la liberazione di cittadini americani. Fonti israeliane citate dal quotidiano "Yedioth Ahronoth" hanno precisato che Washington sta spingendo per ottenere la liberazione di Idan Alexander, prigioniero ancora vivo con cittadinanza USA, e il recupero dei corpi di altri quattro cittadini americani.
Nonostante i tentativi, finora non si sarebbe però registrata ancora alcuna svolta concreta. Fonti informate suggeriscono che Washington abbia approcciato Hamas tramite Adam Boehler, già due settimane fa. Boehler, figura meno istituzionale ma con esperienza pregressa nel dialogo con attori regionali, sembra essere stato utilizzato per testare le acque prima di un impegno più formale che potrebbe essere assunto dall'inviato speciale USA per il Medio Oriente, Steve Witkoff, il cui arrivo nella regione è atteso a breve.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, intervenendo durante una conferenza stampa, ha confermato la notizia aggiungendo che Israele è stato consultato al riguardo. Alcune fonti stampa israeliane sostengono invece il contrario. Leavitt ha dichiarato che i colloqui sono ancora in corso, rifiutandosi per tale motivo di fornire dettagli in merito.
A Gaza, intanto, la situazione si fa di giorno in giorno sempre più drammatica.
NelIe testimonianze raccolte da Al Jazeera, l'attuale blocco nell'arrivo di aiuti umanitari messo in atto dallo Stato ebraico ha causato gravi carenze alimentari e un aumento dei prezzi, in un momento in cui l'intera popolazione del territorio sta affrontando enormi necessità e mentre molti stanno digiunando durante il Ramadan."C'era già una carenza di beni prima delle chiusure, e questo non ha fatto che peggiorare la situazione, aumentando la sofferenza della gente", ha affermato Fathi Abu al-Ula, a Khan Younis. "I prezzi sono saliti alle stelle, arrivando a tre o persino quattro volte più di quanto fossero prima, soprattutto per le verdure e i prodotti alimentari essenziali. Ciò è particolarmente vero per gli alimenti per neonati e altri prodotti per l'infanzia".
Radwan Ahmed, anch'egli di Khan Younis, ha dichiarato che al mercato non si trovavano né pollo, né carne, né bibite gassate:"Non c'è assolutamente nulla", ha detto. "Abbiamo iniziato a digiunare tre giorni fa, quindi immaginate come sarà la situazione dopo una settimana di digiuno. Non c'è nulla, e gli aiuti non stanno raggiungendo i poveri e i bisognosi. Semplicemente non c'è nulla".