La Lega ha invocato, invoca, pretende e chiede l'autonomia delle regioni. La Toscana ha preso in parola l'invito della Lega e sulla base di questo principio, oggi in una conferenza stampa nella sede della Regione, il suo presidente Enrico Rossi e l'assessore Vittorio Bugli hanno confermato il via al ricorso alla Corte Costituzionale contro il cosiddetto "decreto sicurezza".

Come ha spiegato in conferenza l'assessore Bugli, tre sono i punti contenuti nel decreto contro cui la Toscana, il cui esempio nei prossimi giorni dovrebbe essere seguito da altre regioni e da altri sindaci, ha deciso di ricorrere:

L'eliminazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari ed il fatto che non se ne consente il rinnovo determinando l'impossibilità di fornire i servizi assistenziali e sanitari di competenza della regione. Si ritiene, inoltre, che venga violata la Costituzione con la mancata concessione del rinnovo di un permesso, in questo caso umanitario, già concesso in precedenza (articolo 1).

Il divieto di rilascio della residenza voluto dalla nuova norma che causa l'impossibilità di erogazione dei servizi che la regione Toscana offre ai propri cittadini (articolo 13).

Infine, il daspo urbano ai presidi sanitari, una norma che determinerebbe, se applicata, una violazione alle capacità della regione di erogare un servizio di propria competenza (articolo 21).

In pratica, il ricorso della regione Toscana, al di là della propaganda politica di Lega e 5 Stelle, è puramente un ricorso tecnico, perché il decreto interviene direttamente e indirettamente su materie concorrenti su cui, come prescrive l'art. 117 della Costituzione, una regione ha la propria potestà legislativa: assistenza sanitaria, diritto alla casa e istruzione. Diritti essenziali che vanno garantiti senza distinzione di sesso, di razza e di religione.

Su queste materie la regione Toscana a fine dicembre ha presentato una legge per la tutela dei "diritti essenziali della persona umana". Pertanto il ricorso alla Consulta sarà fatto anche in forza di questo atto legislativo.



Anche il presidente della regione Piemonte ha confermato, questa mattina, di voler intraprendere la stessa strada della Toscana. Questa la dichiarazione di Sergio Chiamparino:

«Stamattina ho avuto conferma dalla nostra avvocatura, che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana, che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta, visto che il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali, di nostra competenza, che la Regione ha finora erogato ai migranti interessati.

Stiamo valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione. Noi continueremo a fornire le cure necessarie, in base al principio universale che quando una persona sta male deve essere curata.

Ma sono evidenti le gravi conseguenze che il decreto avrà sul territorio regionale, creando di colpo una massa di invisibili di cui in qualche modo la Regione e i Comuni dovranno comunque occuparsi, nel campo della sanità e delle politiche sociali, con evidenti e paradossali ripercussioni negative proprio sul terreno della sicurezza e della convivenza civile.»


Ha già deciso la strada del ricorso la regione Umbria. Con una delibera di questo lunedì, la presidente Catiuscia Marini ha dichiarato la sua ferma volontà di «mantenere inalterati i livelli dei servizi e dei diritti riconosciuti agli stranieri entrati regolarmente nel nostro territorio ed oggi posti in uno "strano limbo" e penalizzati dal decreto sicurezza, con grave lesione dei diritti umani e del rispetto della dignità di ciascuna persona, una situazione che genera peraltro problemi sociali nelle singole città della regione e rende complicato l’intervento sociale da parte delle istituzioni locali.»

Inoltre, la regione Umbria ha deliberato anche di approvare un disegno di legge "salva-regolari" che mantenga inalterati, a garanzia di tutta la comunità regionale e in attesa del giudizio della Corte, i diritti sociali ed umani garantiti nel territorio agli stranieri entrati regolarmente in Italia e a causa del decreto voluto da Salvini adesso privati delle proprie legittime aspettative dal decreto sicurezza. La Giunta sosterrà anche le azioni legali intraprese dai sindaci, mediante gli opportuni strumenti giuridici a disposizione.


Intraprenderà sicuramente la stessa strada la regione Calabria, mentre anche Emilia-Romagna, Lazio e Basilicata stanno valutando di ricorrere alla Consulta.