Domenica, in occasione della sua visita a Bari, papa Francesco di primo mattino ha incontrato i vescovi del Mediterraneo nella Basilica di San Nicola. 

Nel discorso da lui tenuto in cui viene sottolineata l'importanza del dialogo ecumenico e interreligioso, rappresentato dal confronto e dalla comunione di quell'evento organizzato per aiutare Chiese sorelle a camminare insieme e a sentirsi più vicine, il Papa si è occupato anche dei temi dell'attualità, tra cui migrazioni e populismo, strettamente legati tra loro.«Tra coloro che nell’area del Mediterraneo più faticano, vi sono quanti fuggono dalla guerra o lasciano la loro terra in cerca di una vita degna dell’uomo. Il numero di questi fratelli – costretti ad abbandonare affetti e patria e ad esporsi a condizioni di estrema precarietà – è andato aumentando a causa dell’incremento dei conflitti e delle drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie. È facile prevedere che tale fenomeno, con le sue dinamiche epocali, segnerà la regione mediterranea, per cui gli Stati e le stesse comunità religiose non possono farsi trovare impreparati. Sono interessati i Paesi attraversati dai flussi migratori e quelli di destinazione finale, ma lo sono anche i Governi e le Chiese degli Stati di provenienza dei migranti, che con la partenza di tanti giovani vedono depauperarsi il loro futuro.Siamo consapevoli che in diversi contesti sociali è diffuso un senso di indifferenza e perfino di rifiuto, che fa pensare all’atteggiamento, stigmatizzato in molte parabole evangeliche, di quanti si chiudono nella propria ricchezza e autonomia, senza accorgersi di chi, con le parole o semplicemente con il suo stato di indigenza, sta invocando aiuto. Si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione. La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio. L’inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo. La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune.»


Dopo aver fatto il riassunto di quella che è la perfetta rappresentazione con cui la propaganda sovranista ha promosso la sua azione politica in questi ultimi anni, Bergoglio non si è lasciato sfuggire l'occasione per ricordare chi siano realmente i cosiddetti populisti che tanto vanno di moda adesso:

«Certo, l’accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri. A me fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader delle nuove forme di populismo, e mi fa sentire discorsi che seminavano paura e poi odio nel decennio ’30 del secolo scorso.Questo processo di accoglienza e dignitosa integrazione è impensabile, ho detto, poterlo affrontare innalzando muri. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un’occasione di crescita. Quando si rinnega il desiderio di comunione, inscritto nel cuore dell’uomo e nella storia dei popoli, si contrasta il processo di unificazione della famiglia umana, che già si fa strada tra mille avversità».


E tanto per non lasciar spazio a dubbi, il pontefice ha poi aggiunto:

«Troppo spesso la storia ha conosciuto contrapposizioni e lotte, fondate sulla distorta persuasione che, contrastando chi non condivide il nostro credo, stiamo difendendo Dio. In realtà, estremismi e fondamentalismi negano la dignità dell’uomo e la sua libertà religiosa, causando un declino morale e incentivando una concezione antagonistica dei rapporti umani. È anche per questo che si rende urgente un incontro più vivo tra le diverse fedi religiose, mosso da un sincero rispetto e da un intento di pace».


Francesco, in questa che possiamo definire una vera propria denuncia, non ha fatto nomi e non si è richiamato ad un Paese specifico. In compenso, però, per quanto riguarda l'Italia  le sue parole sono riferibili a due protagonisti del populismo nostrano: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il coronavirus ha fatto passare quasi inosservate le parole del Papa che non hanno avuto vasta eco e, per tale motivo, i due sovranisti si sono ben guardati dal commentarle, per non pubblicizzarle troppo. 

In ogni caso, quelle parole sono state dette e denunciano senza se e senza ma che personaggi come Salvini e Meloni dicono le stesse cose che negli anni '30 dicevano coloro che seminavano paura e poi odio, in pratica... i fascisti.