Nell'omelia odierna, per la messa della seconda Domenica di Pasqua celebrata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, papa Francesco a commento dell'episodio del Vangelo che descrive l'incredulità - da lui definita timorosa - di Tommaso, non ha mancato di commentare il periodo che stiamo vivendo:

«La misericordia non abbandona chi rimane indietro. Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità! Impariamo dalla comunità cristiana delle origini, descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. Aveva ricevuto misericordia e viveva con misericordia: "Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno" (At 2,44-45)». 

E visto che i neofascisti odierni, quelli che si fanno chiamare sovranisti, suprematisti, patrioti o quant'altro... lo accusano di essere comunista, il Papa ha tenuto a precisare:

«Non è ideologia, è cristianesimo».

Il pontefice ha poi aggiunto: «In quella comunità, dopo la risurrezione di Gesù, uno solo era rimasto indietro e gli altri lo aspettarono. Oggi sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro. E ognuno potrebbe dire: "Sono problemi complessi, non sta a me prendermi cura dei bisognosi, altri devono pensarci!". Santa Faustina [questa domenica si celebra il culto della Divina misericordia diffuso da santa Faustina Kowalska, istituito da Giovanni Paolo II 20 anni fa nel giorno della canonizzazione di suor Faustina], dopo aver incontrato Gesù, scrisse: "In un’anima sofferente dobbiamo vedere Gesù Crocifisso e non un parassita e un peso… [Signore], ci dai la possibilità di esercitarci nelle opere di misericordia e noi ci esercitiamo nei giudizi" (Diario, 6 settembre 1937). Lei stessa, però, un giorno si lamentò con Gesù che, ad esser misericordiosi, si passa per ingenui. Disse: "Signore, abusano spesso della mia bontà". E Gesù: "Non importa, figlia mia, non te ne curare, tu sii sempre misericordiosa con tutti" (24 dicembre 1937). Con tutti: non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno: di tutti. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno».